UNA RIFORMA PER FAR FUNZIONARE LE RIFORME, DA BRUNETTA IN POI

Roma -

Una riforma della PA che determina un arretramento dello stato dal territorio, o ancora meglio una diminuzione del perimetro dello Stato per dirla con le parole di Patroni Griffi ex Ministro della Funzione Pubblica.

Una riforma che intende realizzare una Pubblica Amministrazione ancora più lottizzata di quanto già non lo sia.

Una PA agli ordini del Governo in una visione assolutistica della gestione del potere in questo Paese.

Con la ciliegina sulla torta di una “staffetta generazionale” tutta a carico dei dipendenti pubblici che secondo la Madia dovrebbero andare in part-time e pagarsi i contributi!Una riforma che non affronta i veri nodi relativi alla Pubblica Amministrazione,  continuando sulla strada già segnata di un drastico ridimensionamento del settore pubblico.

Una strada percorsa da tutti i Governi, con crescente pervicacia da Monti in poi, a braccetto con i sindacati complici.

Quegli stessi sindacati, Cgil-Cisl e Uil in testa, che da tempo hanno un ruolo attivo in questo processo di ridimensionamento suggellato con la firma del protocollo del 3 maggio 2012.

Quegli stessi sindacati che oggi, alla ricerca disperata  di una funzione da rivendicare nei confronti dei lavoratori, fanno le facce brutte nei confronti della riforma Madia.Siamo convinti che in questa fase vada privilegiata la chiarezza.

Questa è una pessima riforma.

Ma è solo l’ultimo tassello del puzzle.

Il grosso del lavoro è stato fatto in anni di provvedimenti fatti da governi di centrodestra e centrosinistra, con i sindacati a svolgere un ruolo di complicità più o meno attiva a seconda del colore dell’esecutivo.

Già abbiamo una macchina pubblica ridimensionata nelle competenze, con meno presenza sul territorio, con enti accorpati che stanno pian piano cedendo le proprie competenze ai privati, con sempre meno lavoratori, sempre più deboli e ricattabili.

Per il Governo si tratta ora di rendere effettivo quanto finora prodotto legislativamente, nel corso degli anni.

Questo lo scopo di questa riforma.

Avere dirigenti manovrabili fedeli esecutori delle nuove politiche sul settore pubblico  e rimovibili qualora non fossero invece funzionali agli obbiettivi politici del Governo e dell’Unione Europea, “mandante”.

Lo squallido tentativo del Ministro Madia di legare la riforma ad una aleatoria possibilità di riapertura dei contratti dopo che nel DEF non c’è traccia di stanziamenti, ma solo la vacanza contrattuale fino al 2021, lascia pensare che l’obbiettivo reale sia l’apertura esclusivamente normativa, funzionale ad inserire quelle modifiche normative che necessitano di essere recepite dai CCNL.

IL CONTRATTO È UN DIRITTO E NOI LO ESIGIAMO!RESPINGIAMO L’ENNESIMA RIFORMA DELLA PA UTILE ALLA REALIZZAZIONE DEL PROGETTO DI RIDIMENSIONAMENTO DEL SETTORE PUBBLICO VOLUTO DALL’EUROPA DELLE BANCHE E SPOSATO DAI SINDACATI COMPLICI

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