SUL RICORSO ALLA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL'UOMO …

 

In questi giorni avrete ricevuto il  comunicato di un sindacato autonomo riguardante il ricorso alla Corte Europea Dei Diritti Dell’uomo  per il riconoscimento economico del mancato rinnovo del CCNL.
Vogliamo dire la nostra!
Fermo restando che ogni sigla esprime una strategia sindacale che la contraddistingue dalle altre, a nostro avviso sostituire le lotte dei lavoratori, delegando un avvocato in un aula di tribunale  e affidandosi alla decisione monocratica di un giudice, significa lo svilimento dell’azione sindacale, accrescendo la possibilità che venga strumentalizzato l’esito della sentenza.
Un po’ di storia.
L’anno scorso un ricorso alla Corte Costituzionale effettuato da alcuni sindacati autonomi del Pubblico Impiego (GILDA, CSE, CONFSAL ecc…) ha ottenuto il riconoscimento della violazione dell’art. 39 della Costituzione. Quali sono i principi di questo articolo Costituzionale?
L’individuazione delle prerogative e delle funzioni delle associazioni sindacali quali il diritto a contrattare. Quindi, tale  ricorso, non è stato impostato sul diritto del lavoratore ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro ed in ogni caso sufficiente ad assicurare per sé e la sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa, come recita l’art. 36, ma sul diritto del sindacato a contrattare.
Abbiamo visto quello che è successo. Infatti il Governo Renzi, che disdegna tutti i corpi intermedi sociali, ha risposto stanziando “ben 5 euro lordi” per i rinnovi contrattuali, come per dire… ecco adesso contrattate su questi!
Poi.. per prendere ancora tempo, è stato aperto un tavolo dell’ARAN sulla questione “ prioritaria” dei comparti di contrattazione prima dei rinnovi dei CCNL.
Tornando al  ricorso in questione.
Ora il sindacalismo non di lotta,  ma di aule di tribunale,  con il pretesto del ricorso alla Corte Europea Dei Diritti dell’uomo per chiedere la condanna del Governo Italiano a pagare un indennizzo per i blocco del contratto dal 2010, guarda caso, esige iscrizioni e/o esborsi anche cospicui di denaro dai ricorrenti.
Rammentiamo che l’UE, attraverso la BCE e il governo italiano, è quella che  da tempo ha  individuato (lettera di Draghi e Trichet a Berlusconi nel 2011)  il settore pubblico come un costo da abbattere attraverso la famigerata spending review e più in generale tramite quelle  riforme strutturali che hanno come primo obiettivo la dissoluzione di tutte quelle forme di tutela dei lavoratori: inasprendo le norme dei Contratti Nazionali, introducendo forme sempre più flessibili di lavoro, estendendo il jobs act anche nel pubblico Impiego (è solo una questione di tempo … i decreti delegati della cosiddetta  riforma Madia sono in dirittura di arrivo), fino al licenziamento in 48 ore.
Questo, a parer nostro, dovrebbe avere tutt’altra risposta da parte dei sindacati piuttosto che un mero ricorso alla Corte di Giustizia Europea dall’esito incerto e che ha come principale risultato, oltre che  rimpinguare le casse di qualche sindacato, quello di alimentare la passività dei lavoratori  rendendoli spettatori inchiodati alle proprie postazioni di lavoro nella speranza che una causa, o un magistrato, almeno per un attimo, rendano giustizia alle prospettive frustrate.
Sfuggendo, quindi, a quello che è il vero nodo politico: la costruzione di rapporti di forza capaci di ribaltare veramente la situazione.
Con questo la  USB non vuole certo denigrare la volontà di un lavoratore di veder riconosciuto un diritto, anche nelle aule di giustizia, tuttavia sottolinea la necessità di opporsi con fermezza alla distruzione dei diritti,  di rivendicare un salario che recuperi l’inflazione reale e una pensione dignitosa, di riconquistare il diritto alla salute attraverso una sanità pubblica che funzioni e il diritto all’istruzione attraverso una scuola pubblica che non sia fondata sui principi dettati dal modello imprenditoriale come la riforma della “buona scuola”.
Solo lottando si può ottenere tutto questo.
L’alternativa sono i 5 Euro medi lordi che tacitano la decisione della Consulta ma non certo le necessità salariali dei dipendenti pubblici.

USB PUBBLICO IMPIEGO

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