Come far lievitare iscrizioni e poi svendere i diritti dei lavoratori!

Roma -

Ogni volta che si avvicinano le elezioni RSU (2018) e quindi si mette in moto il meccanismo per il calcolo della rappresentatività  delle singole Organizzazioni Sindacali, si apre il mercato delle vacche. Questa  volta però crediamo si sia veramente passato il limite della decenza…
Al fine del raggiungimento della maggiore rappresentatività sindacale occorre raggiungere la percentuale del 5% che scaturisce dalla media tra il dato associativo (gli iscritti al sindacato) rilevato al 31/12/2017, e il dato elettorale (i voti ottenuti): ne consegue che il numero degli iscritti al sindacato ha un peso importante ai fini del calcolo.
Peso talmente importante che  in un comunicato apparso sul sito della CONFSAL SALFI, questa O.S. invita i propri dirigenti sindacali, al fine di conseguire la maggiore rappresentatività nel comparto Funzioni Centrali, a “promuovere l’iscrizione di almeno un amico/familiare/altro”.
Il comunicato spiega “candidamente”, senza alcun pudore, come dovrebbe concretizzarsi da un punto di vista pratico quest’opera di “proselitismo”,    precisando che “Tale adesione potrebbe essere sub judice da parte del collega/simpatizzante/amico/iscritto e potrebbe essere a costo zero per quest’ultimo (ivi compresa la quota di iscrizione per 2 mesi che sarà, probabilmente, in parte a carico  della Segreteria Regionale e in parte a carico della Segreteria Generale)”.
In sostanza, senza alcuna vergogna, la CONFSAL SALFI  mette nero su bianco che potrebbe  impegnarsi a pagare l’adesione al sindacato al fine  di accrescere il proprio numero di iscritti!
Per questa sigla sindacale quindi, la maggiore rappresentatività non si raggiunge attraverso la spontanea adesione dei lavoratori ad un progetto sindacale - anche se parlare di progetto sindacale con riferimento ad un certo tipo di sindacato autonomo ci risulta davvero difficile - ma attraverso pratiche di proselitismo “a pagamento”  e che, a nostro avviso, potrebbero anche assumere rilevanza penale.
Oltre le normali considerazioni che possiamo fare su come una modalità del genere alteri la par condicio che dovrebbe animare una corretta competizione elettorale, c’è un ragionamento più ampio che vogliamo fare e che chiama in causa anche le altre OO.SS.
Infatti, se, soprattutto grazie a CGIL CISL e UIL, ormai si fa sempre più strada l'idea che  il ruolo e la funzione sindacale non è più quella di rappresentare gli interessi dei lavoratori, inevitabilmente si fanno strada pratiche di altro tipo che con la tutela e i diritti dei lavoratori non hanno più nulla a che fare.
Stiamo parlando della gestione degli enti bilaterali, dei fondi pensione o, come nell’intesa sul P.I. del 30 novembre, sottoscritta appunto da CGIL, CISL, UIL e Confsal, della promozione del welfare aziendale  anche nel settore pubblico: un vero e proprio abominio se pensiamo che un sindacato dovrebbe difendere il welfare invece di avallarne la distruzione facendolo diventare merce di scambio contrattuale pagato dai lavoratori!
L’USB, che in questi anni ha sempre ottenuto la rappresentatività conquistandola posto di lavoro per posto di lavoro attraverso le tantissime iniziative sindacali che quotidianamente mette in campo, da tempo denuncia la connivenza di queste OO.SS e la necessità di abbandonarle al loro destino per aderire ad un progetto sindacale chiaro ed evidente: quello della difesa del salario e dei diritti dei lavoratori.
Questo è quello che fa un sindacato utile ai lavoratori. Ed è per questo che è necessario rafforzare chi quotidianamente mette in campo iniziative e lotte a difesa dei diritti e della dignità dei lavoratori e non chi tenta  di far lievitare artificiosamente il numero degli iscritti per avere i numeri e maggiori agibilità sindacali, ma poi li svende nella pratica, sottoscrivendo accordi e piegando sempre la testa di fronte alla controparte.

Roma 7 marzo 2017

Esecutivo nazionale P.I.

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