IL GATTO, LA VOLPE E LA SAGGIA ALCHIMISTA

Roma -

Comunicato n. 11/11

 

Eravamo purtroppo abituati ad assistere a grottesche rappresentazioni di vario tipo tra l’amministrazione in genere e la cosiddetta controparte.

Ma gli apprezzamenti, le lusinghe, i superlativi, gli sproloqui ed i ringraziamenti che siamo costretti sistematicamente a registrare da alcuni mesi a queste parti indicano il livello di estremo vassallaggio raggiunto nel corso delle “trattative”, nonché lo strano connubio esistente presso la sede regionale.

In cosa poi consisterebbe questa presunta e da alcuni decantata saggezza, da parte della direzione regionale, resta francamente difficile da decifrare.

Non essendo al momento riuscita a trasformare i metalli in oro, né a scoprire l’elisir di lunga vita, la direzione regionale viene tuttavia di continuo incensata dal gatto e dalla volpe per motivazioni ai comuni mortali sconosciute.

A meno che, tra queste, non si vogliano annoverare i paventati controlli senza preavviso da effettuare durante la pausa mensa oppure il trasferimento forzato di sei lavoratori poi trasformato in assegnazione, le inutili rassicurazioni fornite circa il mancato raggiungimento degli obiettivi 2010 oppure la discussione mai avvenuta su quelli 2011 ritenuti raggiungibili a prescindere, la creazione fittizia di agenzie virtuali sul territorio oppure la nuova gestione del centralino unico, la particolare attitudine ad obbedire agli ordini più strampalati oppure il blocco contemporaneo di qualunque legittima richiesta proveniente dal personale. Per non parlare di improvvidi battimani su cui preferiamo stendere un velo pietoso e “dimenticanze” a parte (flussi contabili presenti negli organigrammi regionali, ma senza corrispondenza nel relativo ordine di servizio n. 11 del 31.03.2011).

La prima cosa che ci viene sinceramente da pensare è che forse, senza precise complicità, non ci ritroveremmo nella regione in questa deprecabile situazione. Le profonde lacerazioni che si registrano sul territorio destano, infatti, legittime preoccupazioni sulla complessiva tenuta di quel che resta il tessuto pregnante dell’Istituto. Lacerazioni prodotte e acuite da questa presunta riorganizzazione. Se ciascuno poi la smettesse di farsi ancora abbindolare in cambio di niente, di farsi eternamente raggirare dal miraggio delle posizioni organizzative (che, per inciso, sottraggono altre unità produttive ad un organico deficitario e pescano sempre dal Fondo di Ente), se queste avide e strumentali richieste finalizzate al “potere” si bloccassero, avremmo tutti di sicuro una possibilità in più. Insieme. Ed ecco che forse allora Pinocchio cesserebbe di colpo di essere un burattino e magari diventerebbe un ragazzo e poi un uomo, con i suoi pregi e i suoi difetti.

Ci permettiamo, infine, di ricordare che il linguaggio dell’alchimia (quello vero) è un tipo di linguaggio essenzialmente diverso, perché è rivolto al cuore e non alla ragione. Esso non prevede logiche, numeri, prospetti e statistiche né tanto meno budget. Ma si interessa delle persone. Del loro vivere e della loro grande capacità di sopportazione, delle loro speranze e delle loro sofferenze. Proprio di quelle cose, insomma, da tempo relegate in soffitta ad ammuffire, in cambio di qualche insignificante moneta d’oro. Cose di cui nessuno sembra occuparsi più.

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