SPARTIZIONE DELLA SANITA' IN SARDEGNA IN NOME DEL MANUALE CENCELLI

Cagliari -

Come era facilmente prevedibile, alla fine, il dado è stato tratto: i “nuovi” manager delle ASL sono stati nominati! Del resto   non si poteva continuare all’infinito col gioco delle proroghe dei commissari in un settore delicatissimo e tanto costoso come quello della sanità.  Altrettanto prevedibile se non previsto  era il fatto che, dati i delicatissimi equilibri di maggioranza politica sui si basa questa maggioranza in Consiglio Regionale  difficilmente si sarebbe potuto procedere  ad un rimpasto generale senza provocare sconquassi all’interno della maggioranza stessa.

Conosciamo, pensiamo di conoscere, il grado di appetibilità di certe poltrone e la voglia spartitoria che ne consegue. Non sta a noi giudicare, e non lo facciamo, il fatto che determinate poltrone debbano essere assegnate non in base a competenze, professionalità ecc... ma guardando in primo luogo l’appartenenza partitica o meglio ancora correntizia all’interno dei partiti stessi. Una sorta di manuale Cencelli.

Noi possiamo solo stigmatizzare questo modo di procedere, preferiremmo che i “manager” fossero scelti con criteri diversi  ma rimane “solo” un giudizio morale e soggettivo.  Ciò che, invece, non  possiamo non notare (noi fautori della parità fra i sessi)  quello che è il primo impatto cromatico che salta all’occhio di chi non vuole essere assolutamente daltonico:  la mancanza del colore rosa che (NON) risalta. L’assoluta mancanza del genere femminile, ai vertici di  un comparto (quello della sanità) dove le donne hanno una presenza numerosissima e forse maggioritaria: e parliamo del settore medico, infermieristico ed ausiliario. E a questo proposito non possiamo  sottacere, o peggio dimenticare l’affermazione  fatta da un “nuovo” manager ed ex commissario (Il dottor Garau, in occasione di un incontro avuto con i rappresentanti della USB e del com. art. 97), affermazione ritenuta fortemente discriminatoria nei confronti delle donne, che ha avuto ed ha forse ancora uno strascico davanti alla commissione pari opportunità della Regione Sardegna. Vogliamo pensare che anche il dott. Garau nella nuova veste di dirigente e non più commissario prenda atto del fatto che il lavoro in affitto costa più di quello “normale” e che il diritto alla maternità non è una gentile “regalia” ma un diritto previsto dalle leggi e CCNL  e che, soprattutto la maternità venga percepita come un “investimento” e non un costo per la società.

Eppure, malgrado tutto questo, salutiamo la nomina dei “nuovi” direttori sanitari con favore, e ciò perché serve a far cadere  finalmente la classica  foglia di fico cui l’assessore Liori poteva nascondersi: quella dell’assoluta autonomia da parte dei commissari. Aspettiamo adesso  che sia l’assessore a dare delle direttive precise ai “nuovi” direttori. Direttive che vanno e devono andare, così come, del resto ha assicurato in occasione di numerosi incontri,  nella direzione del superamento del lavoro atipico, in affitto ecc.., (tipologia di lavoro che forse vale la pena ricordare, costa di più, non offre garanzie certificate di professionalità e comporta un sottobosco clientelare)  e che faccia sì che si proceda alla stabilizzazione dei lavoratori inseriti in graduatoria in modo stabile e definitivo, riducendo il lavoro in affitto ad un ruolo puramente residuale così come previsto dalle leggi vigenti.

Siamo convinti che i cittadini sardi  hanno diritto ad un servizio sanitario di qualità, un servizio che non preveda sprechi, (e sì che ve ne sono!) ma che non venga ridotto neppure ad una pura logica ragioneristica. I conti devono tornare, ma partendo dalle reali esigenze dei cittadini-utenti, facendo sì che tutta la spesa non venga concentrata “solo” sui punti d’eccellenza. Vogliamo che il volontariato sia preposto a svolgere le funzioni per cui è stato previsto e non di supplenza per le mancanze di servizio di assistenza verso i degenti specie quelli più anziani. Vogliamo che si ponga sì fine agli sprechi (laddove si riscontrino) e ve ne sono:  tutti ne abbiamo contezza, così come ne abbiamo del fatto che l’assistenza nei reparti è spesso carente e molte volte affidata o al volontariato o ai familiari dei degenti. 

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