Toscana, per garantire la salute di tutti sbloccare le assunzioni nella Sanità

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La situazione delle Aziende Sanitarie toscane è sempre più preoccupante ed evidenzia il fallimento della politica sanitaria regionale volta, negli anni, soprattutto a chiudere ospedali e ridimensionare strutture, ad intralciare il funzionamento dei servizi e a favorire i prenditori della sanità privata e del privato sociale.

Il mancato rimborso da parte del governo di quanto speso per fronteggiare la pandemia da Covid, il fallimento della riforma regionale con l'accorpamento delle ASL e l’indiscriminato proliferare di strutture dirigenziali super retribuite, e una gestione discutibile del periodo emergenziale, hanno provocato una voragine nel bilancio che la Regione Toscana, decidendo di non compensare utilizzando altri capitoli di spesa, scarica su lavoratori e cittadini.

I limiti e le carenze riscontrati negli anni della pandemia, non sono serviti a stimolare un rafforzamento dei servizi e renderne efficiente e rapida la risposta. Al contrario si è proceduto ad ulteriori dismissioni di servizi – buon’ultima l'esternalizzazione dell'assistenza domiciliare nel Mugello - ed a incrementare le risorse da dirottare verso la sanità privata.

Siamo di fronte ad un servizio sanitario regionale coscientemente indebolito, con il personale costretto a vivere una continua fase emergenziale che, anche in vista delle ferie estive, renderà aleatoria la possibilità di garantire l'erogazione dei servizi e adeguati standard di qualità e sicurezza.

Mancano medici, e la fuga dai pronto soccorso è emblematica delle drammatiche condizioni di lavoro, mancano infermieri, mancano oss, mancano tecnici sanitari ma, nonostante ci siano graduatorie aperte con tanti che aspettano solo di essere chiamati, le assunzioni rimangono sostanzialmente bloccate e, in alcune ASL, neanche il turnover è garantito. La Regione e le Aziende preferiscono spremere i lavoratori in servizio facendo svolgere, in maniera più o meno coatta, lavoro straordinario e costringendo il personale a rientri continui ed a saltare i turni di riposo. Viene rimandata l’apertura di servizi o vengono aperti a isorisorse e con attività spesso ridotta, si aumentano i carichi di lavoro, vengono ridotte le condizioni di sicurezza e i lavoratori si trovano di fronte alla sostanziale impossibilità di veder rispettate le tutele minime come mobilità, permessi e ferie.

Invece di assumere nelle graduatorie disponibili si cerca di allettare il personale, sfruttando la pochezza degli stipendi, con forme di straordinario valorizzato - attività aggiuntiva - oppure si compensano le situazioni più problematiche con lavoratori precari, a somministrazione o a tempo determinato. Personale precario per il quale, al di là di una semplice ricognizione, la Regione Toscana non ha nemmeno avviato alcun percorso di stabilizzazione. La spesa è maggiore e gli effetti sono negativi ma è, oramai, una scelta ideologica. Il settore pubblico non deve funzionare, le risorse devono essere dirette altrove, la salute diventa una variabile per censo e totalmente oggetto di mercato. E gli stessi finanziamenti che dovrebbero arrivare dal PNRR - o meglio dovevano arrivare, perché non se ne parla più e sembrano scomparsi dai radar - saranno appannaggio della sanità privata permanendo il vincolo di spesa sul personale.

Fino a quando rimarremo docili, rassegnati e passivi? Ci confrontiamo quotidianamente con condizioni di lavoro pessime, con la mancanza di sicurezza, con stipendi inadeguati - e con un prossimo rinnovo contrattuale che si preannuncia economicamente mortificante - con l'aumento dei prezzi e il crollo del potere d’acquisto, con la cancellazione di diritti e tutele e l’attuale, scellerata, scelta di arruolarsi nella guerra della Nato brucia, aggravando la situazione, ulteriori risorse a scapito del finanziamento sanitario nazionale, da destinare all'aumento delle spese militari. Non può continuare così!

A peste, a fame et bello, libera nos domine. Fossimo nel Medioevo forse saremmo tutti a recitare questa litania per chiedere protezione dalle malattie, dalla fame e dalla guerra ma oggi, più terreni, prosaici e consapevoli diciamo invece: liberiamoci da chi lucra sulla salute e svende la sanità pubblica al privato, liberiamoci da chi non garantisce la sicurezza e migliori condizioni lavorative, liberiamoci da chi toglie risorse destinate alla cura e alla salute della popolazione per destinarle alla guerra. Liberiamoci!

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