23 maggio: sciopero nazionale dell’industria. Il rinnovo del CCNL metalmeccanici non può essere una farsa

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Domani, venerdì 23 maggio, l’Unione Sindacale di Base ha proclamato 8 ore di sciopero nazionale in tutta l’industria, per tutti i turni di lavoro. Una mobilitazione che parte dalla trattativa in corso per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale dei Metalmeccanici, ma che mette al centro anche la crisi profonda dell’apparato industriale italiano, il tema della redistribuzione del tempo e della ricchezza, la sicurezza nei luoghi di lavoro, e un netto no alla guerra e al riarmo.

Non accetteremo un contratto-truffa. Federmeccanica propone di applicare integralmente il meccanismo previsto nei precedenti rinnovi: nessun aumento salariale certo stabilito in sede di trattativa, ma una determinazione ex post degli aumenti basata sull’IPCA (indice depurato dall’energia importata). Un sistema pensato per scaricare ogni rischio sui lavoratori e garantire ai padroni di non dover mai mettere mano al portafogli. Il risultato? Possibili aumenti pari a zero euro. Inaccettabile.

USB dice basta a questa presa in giro. Dopo anni di perdita del potere d’acquisto, con salari reali tra i più bassi d’Europa e l’inflazione che ha eroso stipendi e condizioni di vita, è ora di cambiare rotta. Il rinnovo del contratto deve garantire aumenti certi, veri, immediati, e non subordinati a calcoli contabili posticipati. Il contratto nazionale deve tornare a essere uno strumento di avanzamento sociale, non una formalità al ribasso.

Il caso del rinnovo appena firmato nel chimico-farmaceutico lo dimostra: ancora una volta aumenti sotto l’inflazione reale, zero recupero del pregresso, e un sistema che cristallizza un modello fallimentare. Serve un cambio di paradigma radicale, con una nuova stagione contrattuale fondata su salario, riduzione dell’orario e potere reale dei lavoratori.

Lo sciopero di domani è anche questo. Una risposta netta a chi pensa di firmare l’ennesimo contratto a perdere sopra le teste dei lavoratori.

Ma il 23 maggio è anche lo sciopero della denuncia, dell’alternativa e della proposta:

Contro le crisi industriali, che colpiscono tutti i settori e territori. USB è in prima linea nelle vertenze:

Acciaierie d’Italia: basta commissariamenti fallimentari, serve la nazionalizzazione del polo siderurgico.

Stellantis: un disastro annunciato che richiede una risposta pubblica forte.

Jabil, Flextronics, Softlab, JSW Piombino, STMicroelectronics: storie diverse, stesso risultato.

Tagli, cessioni, delocalizzazioni, esuberi travestiti da incentivi all’uscita.

Serve un piano nazionale per l’industria, non l’ennesima elemosina di Stato ai privati.

Contro la trappola del tempo: ridurre l’orario a parità di salario non è utopia, è giustizia. A fronte della crescita della produttività e della tecnologia, non si può lavorare come un secolo fa.

Contro la carneficina quotidiana sui luoghi di lavoro, dove ogni giorno si muore nel silenzio. La sicurezza non è un protocollo: è democrazia in fabbrica, potere dei lavoratori, controllo reale dei processi.

Contro la follia della guerra e del riarmo: mentre il lavoro affonda, l’Europa spinge sul pedale della militarizzazione. Il piano RearmEU mobilita decine di miliardi per convertire l’economia in funzione bellica.

Zero soldi per i contratti, montagne di denaro per le armi.

Noi diciamo: NO alla guerra, NO al riarmo. I soldi vadano al lavoro, alla sanità, alla scuola.

Per la giustizia in Palestina: la strage a Gaza non può lasciarci indifferenti. Scioperiamo anche per denunciare il silenzio complice del governo e dell’industria bellica italiana.

Nessun contratto firmato con chi fa affari sulla pelle dei popoli oppressi.

Il 23 maggio non è solo un giorno di protesta, è un atto di ribellione consapevole e organizzata.

Per un contratto vero.

Per un’industria che non sia terreno di speculazione.

Per un paese che investa nella pace, non nella guerra.

 

USB LAVORO PRIVATO – INDUSTRIA NAZIONALE

Scarica La piattaforma USB per il rinnovo dei contratti del Pubblico Impiego 2022-2024

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