Aiuti bis, il tetto agli stipendi dei dirigenti pubblici va ripristinato. Introdurre per il Pubblico Impiego il calcolo dell’inflazione reale e la quattordicesima
Nel decreto Aiuti bis approvato in Senato con il voto favorevole di tutti i partiti, è stata infilata una norma che cancella il tetto di stipendio di 240.000 euro previsto per i dirigenti pubblici. È una vergogna, a fronte di un'inflazione ormai strutturale che viaggia verso il 9%. Un’inflazione che ha già eroso gli irrisori aumenti contrattuali dei dipendenti pubblici definiti in base all'IPCA, l'indice di riferimento per calcolare gli aumenti contrattuali che però non tiene conto dell'inflazione determinata dai prodotti energetici. A questo si aggiunge che ormai è diventato prassi rinnovare i CCNL dei settori pubblici con anni di ritardo, determinando un’ulteriore perdita salariale.
Negli ultimi anni la forbice tra gli stipendi dei dipendenti e quelli dei dirigenti della Pubblica Amministrazione è diventata sempre più ampia, mentre contestualmente le responsabilità dei dirigenti si sono scaricate sui dipendenti.
Il tetto agli stipendi dei dirigenti pubblici deve essere reinserito e va messo al centro della discussione il superamento dell'IPCA, introducendo un meccanismo di recupero salariale che tenga conto dell'inflazione reale, introduca la quattordicesima mensilità anche per i dipendenti pubblici e stabilizzi la produttività.
USB Pubblico Impiego