Alle provocazioni si risponde. 5 euro medi lordi mensili, valgon bene uno sciopero

Una provocazione. Non si può definire diversamente la scelta del Governo Renzi di stanziare per gli aumenti contrattuali del pubblico impiego, dopo sei anni di blocco, 5 euro medi mensili.


Una provocazione rivolta a 3 milioni di lavoratori pubblici e alle loro famiglie. A un pezzo consistente del Paese che il Presidente del Consiglio Renzi pretende di governare e che dovrebbe in qualche modo rappresentare.


Una provocazione nei confronti di chi, quotidianamente va a lavorare in strutture fatiscenti, con strumenti vetusti e in un’organizzazione pressoché assente, per fornire ai cittadini servizi fondamentali. Insegnanti, infermieri, ricercatori, agenti fiscali, impiegati degli enti previdenziali, educatrici dell’infanzia, vigili urbani, poliziotti, impiegati delle strutture centrali dello Stato, assistenti scolastici, sorveglianti dei beni culturali, e chi più ne ha più ne metta.


Sono queste le figure professionali che Renzi ha voluto insultare offrendo loro l’equivalente di una colazione al bar come aumento mensile. Persone che si mettono al servizio di quei cittadini che, esasperati dallo stato nel quale sono ridotti i servizi pubblici, gli si scagliano puntualmente contro, individuandoli erroneamente come i responsabili dello sfascio dello stato sociale.


E non si tiri fuori la storia di Sanremo! Su quello abbiamo già detto e scritto. Ribadiamo che tali comportamenti sono offensivi della dignità dei lavoratori pubblici come e quanto le dichiarazioni di chi ci specula sopra per sostenere lo smantellamento del settore pubblico. La solita “bomba ad orologeria” pronta a disinnescare eventuali focolai di rivolta.


Ma proprio questo tentativo di depotenziare preventivamente una protesta organizzata e determinata, facendo emergere una vicenda così brutta, nota però da due anni, ci dice che facciamo paura, che non è vero che la lotta non serve. Noi ne siamo convinti da tempo, ma è evidente che la maggior parte dei lavoratori pubblici ha invece introiettato la sconfitta e, conseguentemente, l’inutilità della protesta.


Ebbene, questo è il momento di uscire da quella rassegnazione! Uscire dalla logica delle compatibilità che ha prodotto solamente sconfitte. Rivendicare i propri diritti contro chi li vuole far passare per privilegi al solo scopo di negare legittimità alla lotta!  È questo il momento e lo sciopero è lo strumento. Lo sappiamo, lo sciopero costa, ma ha anche un valore. Il valore della dignità della ribellione, del protagonismo sociale, della coesione tra lavoratori. Il valore della lotta!


Una provocazione dicevamo. I cinque euro, come il blocco del turn over, come l’assenza di interventi sul precariato, come il congelamento del fondo accessorio.


Provocazioni che volentieri raccogliamo e alle quali risponderemo con lo sciopero del Pubblico Impiego.


Il 20 novembre saremo in piazza a Roma, a Milano, a Napoli, contro la legge di stabilità, per contratti con aumenti veri, per i nostri diritti e per quelli dei cittadini, per non essere complici dello smantellamento dei servizi pubblici, per rivendicare la nostra dignità e per un modello sociale solidaristico.


Forti della nostra dignità di lavoratori pubblici al servizio degli abitanti di questo Paese.

Scarica La piattaforma USB per il rinnovo dei contratti del Pubblico Impiego 2022-2024

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