APPROVATA LA NORMA DI STABILIZZAZIONE DEI PRECARI, ADESSO SERVONO LE RISORSE!

Nazionale -

Approvato il decreto legislativo di modifica del testo Unico e con esso l'articolo 20 contenente la stabilizzazione del personale precario.


In senso generale molte delle richieste che abbiamo portato al Ministero il 30 marzo, in occasione della manifestazione contro la precarietà,  sono state accolte,  rendendo la norma più inclusiva di come era stata pensata inizialmente dal Governo.


Le novità più rilevanti sono le seguenti:

 

  • L'inserimento nella norma di stabilizzazione degli LSU e LPU.
  • Il riconoscimento di tutte le forme contrattuali compresi gli assegni di ricerca, anche se con diverso percorso. Mentre i  precari con contratto a TD hanno l'immissione diretta in ruolo, gli assegnisti come i CoCoCo,  dovranno fare una selezione riservata.
  • Il raggiungimento dei tre anni di anzianità è stato posticipato dalla data di approvazione della legge al 31 dicembre 2017.  
  • Non è più necessario essere in servizio alla data di entrata in vigore del decreto, ma è sufficiente essere stati in servizio dopo l'approvazione della legge delega, agosto 2015

L'inserimento degli LSU/LPU è un grande risultato che è stato ottenuto esclusivamente grazie all'iniziativa di USB che, sia con manifestazioni locali che con la giornata del 30 marzo al Ministero della Funzione Pubblica, ha imposto al Governo di comprendere questi lavoratori nella platea dei precari che hanno diritto ad essere stabilizzati. Era questa la prima richiesta che arrivava dagli LSU/LPU e noi ne abbiamo fatto una priorità nella campagna contro la precarietà.. Adesso da questo importante risultato  ottenuto dobbiamo ripartire per far sì che il comma 14 dell'articolo 20, che riprende una norma che non ha mai avuto piena applicazione estendendone gli effetti fino al 2020, diventi una vera stabilizzazione individuando le risorse necessarie. Il Governo deve essere conseguente alla decisione presa, peraltro in accordo con la conferenza Stato Regioni, e dare seguito a quanto previsto dalla norma per procedere alla stabilizzazione dei lavoratori interessati.


In generale, se possiamo sicuramente essere soddisfatti di alcune modifiche inclusive apportate all'art.20, dobbiamo prendere atto che rimane l'odiosa discriminazione tra tipologie contrattuali  assolutamente ingiusta e che  non tiene in alcun modo conto della realtà di fatto che vede lavorare fianco a fianco,  nello stesso ufficio, lavoratori con diversi diritti e diverso futuro.


Il principale nodo inevaso rimane, comunque, quello delle risorse.


La stabilizzazione, così com'è,  possiamo  già dire che non avrà effetti concreti in molti settori e in molti territori. Proprio in questi giorni ad esempio i precari dell'ISPRA sono in occupazione perché il loro ente,  in concomitanza con l'approvazione del decreto Madia,  ha avviato i licenziamenti dei lavoratori precari per mancanza di fondi. Un esempio drammaticamente vivido per comprendere come non basti un articolo di legge per considerare superata la precarietà nel pubblico impiego. Per questo USB nei prossimi mesi sarà nelle piazze e negli enti per chiedere che il Governo si impegni a stanziare i fondi necessari alla stabilizzazione di tutti i precari e realizzare quegli investimenti che servono per avere davvero una pubblica amministrazione efficiente e al servizio del cittadino.

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