ARES 118 del Lazio: USB Sanità denuncia il degrado e la privatizzazione del sistema di emergenza sanitaria

Roma -

ROMA – Turni di 19 ore, mezzi spesso vecchi e fatiscenti, infermieri costretti ad acquistare di tasca propria garze e saturimetri, interventi affidati a volontari con poca esperienza. I sindacati degli addetti all’Ares 118 del Lazio attaccano la gestione dell’Azienda regionale emergenza sanitaria. E tornano a sottolineare i gravi problemi legati alla carenza di personale: secondo Usb sulle ambulanze di tutta la Regione mancherebbero 498 infermieri e 543 autisti. La Regione Lazio – che in questi giorni ha affidato la spinosa questione della riorganizzazione del 118 al sub commissario Giuseppe Spada – replica che «il tema degli organici riguarda tutto il sistema non solo l'emergenza gestita da Ares». COSTI ALLE STELLE – Il sindacato Usb contesta: la razionalizzazione non ha finora portato risparmi. «Al contrario, in un anno la spesa per il ricorso a società private è aumentata di 7 milioni di euro a fronte di un risparmio di 2 milioni di euro sulla spesa per il personale direttamente dipendente da Ares 118». Molti autisti e infermieri «del privato non hanno neanche un trattamento economico adeguato rispetto alla loro qualifica». Dalla Regione replicano: «In linea di principio, avendo noi l’Ares 118, sarebbe opportuno e preferibile che tutto il sistema venisse gestito direttamente da Ares. Ma essendo Ares sottoposta a blocco del turn over e delle assunzioni, oggi non ci sono condizioni per dire all'Ares assumi direttamente infermieri o autisti. E giacché il servizio di emergenza non può essere interrotto neanche per un minuto, c'è l’esigenza di una gara europea che assegni appalti per servizi di qualità».

videointervista corriere.it

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