Catanzaro: USB celebra il 25 aprile con un fiore ad ogni targa ai partigiani

Catanzaro -

Venerdì 25 Aprile, a partire dalle 10.00, la federazione provinciale di USB celebrerà la Liberazione dalla dittatura nazifascista, rendendo onore ai partigiani catanzaresi con l’apposizione simbolica di un fiore sotto ogni targa toponomastica a essi intitolata.

D’altronde, in un periodo come quello che – nostro malgrado – stiamo vivendo, coltivare la memoria e rinvigorirla senza farla appassire, evitando al contempo di farla diventare materiale da museologia è quantomeno doveroso.

Anche per ribattere colpo su colpo alle fandonie che siamo costretti a sentire pressoché a reti unificate da improvvisati storici di comprovata malafede che,  pur richiamandosi sempre più spudoratamente alla tradizione degli oppressori e degli invasori della nostra nazione, su non si sa bene quali basi storiche, pretendono di impartire lezioni e di operare distinzioni tra partigiani buoni e partigiani (a loro dire cattivi).

Quando sebbene sia vero che la Resistenza avesse molte anime al proprio interno, ciò che le metteva d’accordo era il disprezzo e la fine da riservare ai “padri spirituali” dei nostri autoproclamati maître à penser che mirano a riscrivere la storia e a capovolgerne il significato.

Ora che non si pone più la questione del ritorno del fascismo, ma su quanta sfacciataggine esso possa contare, come dimostra una mistificazione della realtà degna dei drammatici tempi dell’Istituto Luce, un decreto liberticida –Decreto-legge “Sicurezza”, D.L. 11 aprile 2025, n. 48 - (G.U. n. 85 dell'11 aprile 2025)  – Trattasi di una “”sicurezza collettiva””, che viene delegata alla “scure” del «diritto penale totale», puntando quindi sul suo aspetto più machista, virile e militaristico, nella lotta contro forme vecchie e nuove di dissenso, marginalizzazione e indigenza.

Tutti questi fenomeni, come già rilevato, diventano oggetto di specifica criminalizzazione all’interno del Decreto-legge, un sovradosaggio di pena e di coercizione processuale per chi protesta contro la precarietà, per un contratto di lavoro, per “un pezzo di pane”.

Una criminalizzazione sui diritti fondamentali della persona umana coinvolta, che vengono così travolti dalla scelta legislativa tipica del “trend” securitario. 

Si invera, in tal modo, l’illusione della sicurezza attraverso il diritto penale. 

Che sembra uscito dai libri di Orwell, a cui si affianca un tremendo impoverimento generale e la tragica complicità nei confronti del genocidio del popolo palestinese e di altre storture globali di stampo neocolonialista, è giunto il momento di mostrare con fermezza l’opposizione a chi vorrebbe riportarci nel baratro del Ventennio più tragico della nostra storia nazionale, cominciando a smontare quel clima di rassegnazione serpeggiante grazie agli esempi che ci vengono dal passato, dal NOSTRO passato, perché ora più che mai, c’è bisogno di Resistenza!

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