CCNL Funzioni Centrali: per la parte economica la coperta è corta

Roma -

Quando le risorse economiche sono insufficienti a finanziare gli obiettivi che ci si è prefissati si parla in genere di “coperta corta”, ma nel caso degli aumenti contrattuali previsti per il CCNL 2019-2021 del Comparto Funzioni Centrali la copertura è talmente scarsa che lascia molti spazi scoperti.

L’Aran nella riunione di trattativa in programma di ieri ha presentato nel dettaglio le cifre del rinnovo contrattuale. Gli aumenti mensili medi lordi calcolati a livello di Comparto sono i seguenti: 31,56 dal 1° gennaio 2019, che diventano € 48,80 dal 1° gennaio 2020 per poi andare a regime dal 1° gennaio 2021 per un valore finale pari a € 78,39. Questo l’incremento della retribuzione tabellare, comprensivo dei circa € 13,00 mensili medi lordi di indennità di vacanza contrattuale che i lavoratori del Comparto percepiscono dal 2019. Come accade ad ogni rinnovo, la vacanza contrattuale sarà riassorbita all’interno dell’aumento tabellare previsto essendo considerata un anticipo dell’incremento contrattuale.

Il CCNL dovrà poi finanziare la stabilizzazione dell’elemento perequativo nella retribuzione tabellare. Ricordiamo che l’elemento perequativo fu introdotto nel contratto collettivo 2016-2018 per impedire che i lavoratori che percepivano il bonus Renzi avessero un aumento stipendiale complessivo inferiore agli altri,  a seguito del passaggio allo scaglione fiscale superiore che avrebbe ridotto se non azzerato il bonus percepito in precedenza. Stiamo parlando in gran parte delle lavoratrici e dei lavoratori della I e II Area (Aree A e B). All’epoca denunciammo il carattere temporaneo della norma, che il contratto finanziava per sole dieci mensilità, da marzo 2018 a dicembre 2018, tanto che le Leggi di Stabilità degli anni successivi sono dovute intervenire per finanziare il mantenimento di tale istituto economico. Oggi i nodi vengono al pettine e per stabilizzare l’elemento perequativo nella retribuzione tabellare dei lavoratori che lo percepiscono occorre stornare una parte delle risorse complessive del contratto.

L’Aran ha comunicato che dal 2021 saranno inoltre disponibili ulteriori € 15,00 mensili medi lordi che saranno però destinati all’implementazione dei Fondi, alla perequazione dell’indennità di ente e al finanziamento di eventuali modifiche contrattuali che comportano un onere contrattuale.

Come si vede, le risorse sono davvero insufficienti ad apportare al contratto quelle modifiche migliorative che sarebbero necessarie. E ancora non è stato affrontato il tema dell’Ordinamento professionale, che comporterà sicuramente ulteriori costi contrattuali. Quindi, di uno striminzito plaid stiamo parlando e nemmeno di coperta corta. Nelle scorse settimane sulla stampa era uscita la notizia di aumenti contrattuali medi pari a € 104,00 mensili. Oggi l’Aran ci ha spiegato come si arriva a quella cifra:

€ 78,39 AUMENTO TABELLARE A REGIME DAL 1° GENNAIO 2021

€ 15,00 AUMENTO DESTINATO AL SALARIO ACCESSORIO DAL 2021

€ 10,00 AUMENTO DESTINATO ALL’ELEMENTO PEREQUATIVO

Tuttavia, come abbiamo visto, di questi aumenti solo i 78,39 euro mensili sono destinati a tutti, mentre i 15 euro finiranno nei Fondi per il salario accessorio, sempre che si confermi il superamento del tetto imposto ai Fondi, in quanto ai 10 euro dell’elemento perequativo è una cifra squisitamente teorica perché il valore, a seconda del livello economico, può variare e in ogni caso è un incremento che interessa solo la parte di lavoratori che percepisce appunto l’elemento perequativo.

Si danno letteralmente i numeri, si mischiano le carte per non rendere pienamente visibile e comprensibile la cruda realtà: l’incremento contrattuale è inadeguato e questo lo si sapeva da tempo, prima ancora che CGIL-CISL-UIL firmassero il patto per il pubblico impiego con l’attuale Governo, contenti di aver portato a casa le stesse cifre che in precedenza apparivano loro scandalose.

Fin dall’apertura del rinnovo contrattuale abbiamo dichiarato che le risorse economiche sarebbero state insufficienti, ma che la differenza questa volta la potevano fare gli interventi normativi necessari a definire un buon contratto. Tuttavia, se l’Aran ostacola la trattativa, come sta facendo, opponendo alle proposte avanzate la necessità di una copertura finanziaria e respingendo quelle che non hanno costo, il confronto diventa difficile e non resteremo a guardare la costruzione di un’intesa fatta contro i lavoratori e non a favore di chi garantisce con l’impegno quotidiano il funzionamento della Pubblica Amministrazione.

 

Roma, 2 luglio 2021                                                 

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