Circolare sulla DaD di Max Bruschi: la morte non è una partita di calcio.

Nazionale -

Abbiamo letto con molta attenzione la circolare sulla didattica a distanza dell’ex consigliere di Mariastella Gelmini di Forza Italia, ora Capo dipartimento, Max Bruschi. Partiamo dalle sue parole finali: “nessuno deve essere in sosta, in panchina, a bordo campo”. In una fase critica del paese, con intere zone della penisola che contano centinaia di morti, con una sanità al collasso e migliaia di lavoratori a rischio licenziamento, il dott. Bruschi non ha trovato niente di meglio da fare che paragonare quel che sta accadendo a una partita di calcio: alcuni “giocano” (i docenti che sono disposti a fare DaD senza alcun dubbio o richiesta), altri starebbero a guardare (i docenti che si sollazzano, perché non formati e non disponibili).

Chiediamo da subito le dimissioni del Capo dipartimento Bruschi, perché l’imperativo “morale” che tanto piace alla ministra Azzolina dovrebbe ritrovarsi innanzitutto a partire dalle iniziative dei suoi collaboratori.

Ora andiamo al cuore della circolare: solo parole, tante parole, la teorizzazione bruschiana della didattica morale, non accompagnate da uno “straccio” di normativa che supporti questa pratica. Tutto viene demandato a una sorta di deontologia professionale dei docenti, si fa esplicito riferimento ai presunti poteri dei DS, con il supporto del contratto dei dirigenti e della 165/2001, legge che tutti sappiamo essere discussa, discutibile e a tratti incostituzionale.

In assenza di una circolare “vera” del Miur, che ribadisca come la DaD non abbia alcuna base normativa e rimandi solo all’impegno volontario dei docenti, nella piena consapevolezza che tutto quel che viene fatto a distanza non ha alcun valore ai fini della validità dell’anno scolastico, ribadiamo quanto già da noi scritto e che ha come riferimento il Testo unico della scuola e il CCNL:

1. la didattica a distanza non può essere obbligatoria perché la scuola si fa in classe, in presenza, in una relazione continua e viva;

2. è impossibile valutare gli studenti in tale contesto emergenziale; valutare a distanza è semplice esercizio numerico di classificazione, non ha alcuna valenza formativa;

3. non si possono certificare le assenze come se si fosse in aula, né svolgere gli stessi orari di classe, fingendo che la virtualità sia la normalità;

4. monitorare l’attività didattica, come richiesto ai dirigenti dal Ministero, non significa sovraccaricare di moduli e rilievi statistici docenti che attualmente già lavorano ore e ore davanti al PC per restare in una relazione educativa coi propri studenti. Nessun docente ha l’obbligo di compilarli;

5. la situazione di emergenza non può far saltare il sistema di comunicazione della PA, che segue canali ufficiali: le improvvisate chat di WhatsApp per docenti e ATA non possono e non devono sostituire le circolari ufficiali, che i dirigenti hanno l’obbligo di emanare e rendere pubbliche.

Lo stato d'eccezione che stiamo vivendo non può essere utilizzato per normalizzare pratiche emergenziali come la didattica a distanza. Stanziare 85 Milioni di euro per la DaD in un momento in cui la sanità è al collasso, inoltre, significa non conoscere le priorità del paese.

NON ABBIAMO IL DIRITTO DI FINGERE CHE TUTTO SIA NORMALE, MENTRE LE PERSONE MUOIONO QUOTIDIANAMENTE E IL PAESE È IN ENORME DIFFICOLTÀ.

Occorre che il MIUR riconosca che siamo in una condizione di inedita mancanza di normalità, ammetta che questi mesi non possono essere considerati come normale attività didattica ed indichi soluzioni chiare per la chiusura di un anno scolastico nei fatti terminato.

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