CONTINUA LA CACCIA AL DIPENDENTE PUBBLICO.
La sentenza della Cassazione sul licenziamento di un funzionario della regione Sicilia ha scatenato i soliti crociati contro i dipendenti pubblici, Ichino in testa, a chiedere di nuovo che il Jobs Act venga applicato anche al Pubblico Impiego. Una discussione già fatta ai tempi dell’approvazione della legge e che oggi, peraltro, utilizza meschinamente i lavoratori precari come carota, per invogliare qualcuno a pensare che non sarebbe poi così male introdurre il Jobs Act nella Pubblica Amministrazione, ipotizzando una loro stabilizzazione a tutele crescenti.
Diciamolo subito con chiarezza, I PRECARI NON HANNO BISOGNO DEL JOBS ACT PER ESSERE STABILIZZATI!
Servono volontà politica, sblocco del turn over e investimenti nel settore pubblico!
In più i precari devono essere stabilizzati, non devono trovare una nuova precarietà, magari più moderna, ma che sempre precarietà è, come le tutele crescenti.
Sgombrato il campo da questo “uso improprio” dei precari, diciamo anche che è ora di finirla con la smania di licenziamenti dei lavoratori pubblici. Nelle settimane passate le pagine dei giornali si sono riempite di commenti scandalizzati per i pochi procedimenti disciplinari che si risolvono con il licenziamento, neanche arrivando lontanamente a pensare che forse quelli erano gli unici casi in cui era adeguato il provvedimento rispetto all’infrazione, mentre negli altri casi il licenziamento sarebbe stato un abuso, una punizione eccessiva, un accanimento.
Ichino la faccia finita di scagliarsi, dall’alto della casta dei baroni universitari, con tanta violenza su lavoratori che guadagnano 1200 euro al mese.
Finitela con questo gioco delle parti, tra i falchi e il ministro “buono”, che nasconde l’ennesimo processo di smantellamento di un settore ridotto ormai allo stremo.
Quando vedremo servizi ai telegiornali, invece che sui soliti quattro scellerati che non timbrano, sui milioni di dipendenti pubblici che, in condizioni di lavoro impossibili, continuano stoicamente a farsi in quattro per fornire servizi ai cittadini?
Quando si farà una riforma della PA che invece di accanirsi conto i lavoratori migliori davvero l’efficacia dei servizi?
Quando si riconoscerà la professionalità dei lavoratori pubblici con aumenti contrattuali veri che risarciscano anche del gravissimo danno arrecatogli con sei anni di blocco contrattuale?
Questi ultimi eventi ci confermano che la scelta di andare allo sciopero il 20 novembre era giusta e ineludibile, anche se non esaustiva. Dobbiamo continuare nelle piazze e nei posti di lavoro per rigettare questa guerra tra poveri e creare la saldatura tra lavoratori pubblici e privati.
BASTA CON LA PARIFICAZIONE VERSO IL BASSO TRA PUBBLICO E PRIVATO.
NOI DICIAMO NO AL JOBS ACT NEL PUBBLICO COME NEL PRIVATO!