Contratti PA: perché la minaccia di Zangrillo è un atto eversivo

Nazionale -

La minaccia di erogare gli aumenti stipendiali - tra l’altro miseri -attraverso un decreto, lanciata dal Ministro Zangrillo contro le OOSS ree di non voler firmare un contratto a perdere, è estremamente grave, anche se ha il pregio di fare chiarezza.

In questa tornata contrattuale le risorse economiche non sono mai state oggetto di contrattazione e le ripetute richieste di aumentarle per adeguare gli stipendi all’inflazione reale sono rimaste inascoltate, anche quando sostenute da scioperi di un certo rilievo, come accaduto nelle Funzioni Centrali. Così come sono state cassate tutte le richieste di intervento sulla parte normativa del contratto che prevedevano un costo, perché questo sarebbe gravato sugli aumenti, riducendoli ulteriormente. Proprio in seguito a queste considerazioni di fatto USB PI ha scelto di abbandonare il tavolo all’ARAN, ridotto a simulacro della contrattazione.

Non solo. Il Governo ha deciso, in piena autonomia e fuori da qualsiasi ambito di contrattazione, di erogarne una parte in anticipo a dicembre 2023, in un’unica soluzione o rateizzato mensilmente.

Sempre lo stesso Governo Meloni ha già definito le risorse a disposizione dei rinnovi 2025-2027 e 2028-2030 in un documento programmatico di medio termine che non lascia spazio ad eventuali incrementi, neanche per consentire il recupero dell’inflazione reale, figuriamoci per una redistribuzione della ricchezza attraverso aumenti veri. Un’ipoteca sui prossimi rinnovi contrattuali che, con ogni probabilità, determineranno un’ulteriore arretramento dei salari reali dei dipendenti pubblici in relazione al costo della vita.

In sostanza, la contrattazione, già ridotta ai minimi termini negli anni passati, con il Governo Meloni è archiviata nei fatti, con il placet del fronte sindacale governativo più interessato ad accreditarsi come interlocutore del governo che alla difesa dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori.

L’eventuale erogazione unilaterale (che riguarderebbe i comparti per i quali il CCNL non è stato sottoscritto, Sanità, Funzioni Locali e Istruzione) degli aumenti sancirebbe in modo ufficiale l’eliminazione della contrattazione e il superamento dei corpi sociali intermedi, un atto eversivo di una gravità assoluta la cui responsabilità sarebbe esclusivamente in capo al Ministro Zangrillo e alla Presidente del Consiglio Meloni, con la complicità dei sindacati di Governo.

Sempre di più, il rinnovo dei contratti del Pubblico Impiego diventa non solo il fronte avanzato dello scontro per la difesa dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, a partire dal salario, ma anche il terreno su cui si gioca la tenuta di alcuni pilastri del sistema democratico. Il contesto di guerra che si respira ogni giorno di più in Europa e nel nostro Paese, con una economia già tutta orientata verso l’escalation bellica, potrebbe stimolare i pruriti autoritari di chi considera gli istituti democratici inutili fastidi da eliminare, come ben dimostra la logica del Decreto Sicurezza. Una deriva che incide ormai drammaticamente sulle condizioni materiali delle lavoratrici e dei lavoratori pubblici e impone una risposta democratica forte. 

USB PI, dall’abbandono del tavolo di contrattazione delle FFCC, ha intrapreso un percorso di lotta denso di iniziative, compresi due scioperi, che intende continuare e rilanciare già dallo sciopero generale del 20 e dalla manifestazione nazionale del 21 giugno. Le lavoratrici e i lavoratori pubblici saranno protagonisti di quelle giornate, a difesa dei propri diritti, dello stato sociale e della pace!

 

Scarica La piattaforma USB per il rinnovo dei contratti del Pubblico Impiego 2022-2024

Pagamento del TFR ritardato? Aderisci alla diffida: