CONTRATTO COMPARTO FUNZIONI CENTRALI: PARTE LA TRATTATIVA, MOLTI I NODI DA SCIOGLIERE
Si apre ufficialmente il 19 luglio la trattativa per il rinnovo del contratto di circa 250.000 lavoratori e lavoratrici del neonato comparto delle Funzioni Centrali che ha accorpato i vecchi comparti Ministeri, Agenzie Fiscali e Parastato.
E’ il primo contratto del Pubblico Impiego che si rinnova, certamente non il più semplice, ma estremamente importante perché facendo da apripista sarà di riferimento per gli altri in un contesto profondamente mutato dall'ultima tornata contrattuale. Il tavolo delle Funzioni Centrali dovrà affrontare e sciogliere nodi che riguarderanno oltre agli aspetti generali anche le problematiche specifiche di un comparto nato attraverso una fusione a freddo, non ragionata né legata ad esigenze funzionali, ma solo rispondente alla necessita’ di ridurre il numero di comparti di contrattazione come previsto dalla riforma Brunetta e non messo in discussione dalla riforma Madia. Settori profondamente diversi dal punto di vista organizzativo, retributivo, normativo e della classificazione del personale.
Tanti i problemi generali da affrontare e risolvere, a partire dallo stanziamento per gli incrementi economici: la previsione di un aumento di 85 euro medi lordi a regime, derivata direttamente dall’accordo del 30 novembre 2016 tra governo e CGIL CISL UIL e Confsal, non solo non è interamente coperta dagli stanziamenti attualmente effettuati per gli anni 2016-2017-2018, ma è anche da respingere risolutamente al mittente dopo 8 anni di blocco contrattuale e una previsione di calcolo dell’inflazione basato sull’IPCA pari al 4,2%, mentre tra il 2010 e il 2017 l'indice IPCA si è rivalutato del 10%.
300 Euro sono la risposta di USB alla provocazione del governo e dei sindacati complici. 300 Euro di aumento uguale per tutti e destinati completamente all’incremento tabellare.
Da affrontare e risolvere il problema degli 80 Euro del bonus Renzi, per evitare che circa 200.000 lavoratori del pubblico impiego si trovino nella condizione di vedersi sottratto il bonus a seguito degli incrementi contrattuali, come a dire con una mano ti do, con l’altra ti prendo. Problema serio, la cui soluzione però non può andare a gravare sullo stanziamento contrattuale, come prevede la direttiva Madia e come ha rimarcato il MEF in fase di bollinatura della direttiva stessa.
Altro nodo cruciale quello dell’ordinamento professionale. USB propone l’inquadramento di tutto il personale delle attuali tre aree in un’unica Area generale per abolire gli steccati attualmente esistenti tra le diverse aree che impediscono l’irrinunciabile possibilità di avanzamento di carriera dei lavoratori del pubblico impiego, alimentando a dismisura il fenomeno del mansionismo. Problema, questo, comune a tutti i comparti ma che in quello delle Funzioni Centrali assume carattere di priorità proprio a causa di quella fusione a freddo che ha messo insieme comparti profondamente diversi tra loro.
La riserva del 20% introdotta dal decreto di modifica del testo unico non è la soluzione. L’istituzione di un’unica Area, in cui inquadrare il personale attraverso un meccanismo che non comporta costi contrattuali aggiuntivi, favorirebbe il processo di omogeneizzazione necessario in un comparto che mette insieme ordinamenti professionali diversi, frutto di diversi percorsi sindacali ed organizzativi.
Un contratto difficile, quindi, come era prevedibile dopo questi lunghi anni di blocco e dopo una modifica strutturale degli ambiti di contrattazione che USB affronterà, partendo dalla propria piattaforma, puntando ad un livellamento verso l'alto di diritti e condizioni materiali tra i settori accorpati. Una sfida che USB affronterà insieme ai lavoratori al tavolo di trattativa, ma anche con la mobilitazione nei posti di lavoro e nelle piazze a partire dallo sciopero generale deciso al congresso nazionale confederale.
USB Pubblico Impiego