Contratto funzioni centrali. Salari e diritti: nessuna resa
Ora che persino il Ministro Zangrillo è stato costretto a riconoscere che, per adeguare i salari pubblici all'inflazione, sarebbero stati necessari 30 miliardi invece degli 8 stanziati nella legge di bilancio, l'Aran, gli organi di (dis) informazione e qualche sindacato particolarmente filogovernativo, giocano le carte della disperazione: meglio pochi soldi ma subito o, in alternativa, pochi soldi sì, ma in cambio di qualche giorno in più al mese di lavoro agile.
Sarebbe facile obbiettare che la funzione principale di un rinnovo contrattuale dovrebbe essere migliorare le condizioni economiche dei diretti interessati, non attestarne il peggioramento. E questo avviene attraverso gli aumenti contrattuali non tramite giochi di prestigio affidati a qualche bonus o alla truffa del taglio del cuneo fiscale.
Sarebbe facile obbiettare che scambiare un arretramento salariale con qualche giorno in più, forse, di lavoro agile è una operazione di bassissimo profilo e di totale subalternità sindacale.
Sarebbe facile obbiettare che la funzione di una Organizzazione sindacale dovrebbe essere assicurare, in sede contrattuale, sia la tenuta dei salari che il miglioramento delle condizioni normative e che le due cose viaggiano insieme e non in contrapposizione.
A chi è disposto ad accettare una perdita salariale così pesante o a chi baratta il salario con il lavoro agile, rispondiamo continuando a rivendicare salari adeguati al costo dell'inflazione, riconoscimento pieno del lavoro agile per i fragili e, in ogni caso, smart working sganciato dalla desueta disciplina che impone la prevalenza dei giorni lavorativi in presenza.
Gli scambi a perdere, le acrobazie per provare a dimostrare l'indimostrabile, la logica del "meglio pochi ma subito” rappresentano esattamente quel sistema da scardinare che ha portato i salari delle lavoratrici e dei lavoratori ad avere il triste primato di collocarsi nelle ultime posizioni tra i paesi Ocse.
Unione Sindacale di Base – Pubblico Impiego