DOGANE E MONOPOLI: DIRITTO ALLA DISCONNESSIONE

Roma -

Di fronte ad un’Agenzia che si preoccupa solo della connessione, il nostro diritto di disconnessione lo dobbiamo far valere noi.

In un momento in cui tutto il mondo del lavoro pubblico si sta interrogando sulle pratiche migliori da adottare per fronteggiare questo improvviso e massivo ricorso allo smart working, all’Agenzia delle dogane e dei monopoli non hanno dubbi, solo certezze, e un’altra LIUA, stavolta a firma congiunta Direzione Internal Audit e Direzione del Personale, ci ha descritto le modalità con le quali saranno effettuati gli interventi di verifica e supporto sul personale in smart working:

 

Supporto alla connettività

Chi si aspettava che, dopo una prima fase in cui tutti noi abbiamo messo a disposizione i nostri pc, i nostri telefoni e le nostre linee dati, l’Agenzia ci informasse di aver provveduto ad acquistare ulteriore strumentazione per sostituire la nostra, rimarrà deluso.

Ci informano invece che chi per tre giorni non si è connesso alla V-App verrà contattato durante il normale orario di lavoro, e qui la situazione si fa confusa...

 

Supporto allo svolgimento dell’attività lavorativa

Il punto successivo chiarisce, nella nota 5 (smentendo la direttiva n. 6), che “nella prestazione in modalità smart working il dipendente organizza il proprio lavoro con la massima flessibilità, fermo restando l’orario di lavoro complessivo e, in tale ambito, la presenza di alcune fasce orarie di reperibilità che devono essere concordate con il suo diretto superiore gerarchico e comunicate all’Audit”.

Quindi il normale orario di lavoro è da intendersi riferito a chi riceve la chiamata o ai colleghi dell’Audit che effettuano il controllo?

Se si trattasse del primo caso coinciderebbe con le fasce di reperibilità che normalmente si concordano nei contratti individuali di smart working, ma in questa fase emergenziale lo smart working è diventata la modalità di lavoro ordinaria in deroga ai contratti individuali!

La confusione aumenta se pensiamo in cosa potrà mai consistere questo supporto all’attività lavorativa, se siamo fortunati e ci chiamano in un momento in cui abbiamo un dubbio su come svolgere una pratica possiamo chiedere a loro? Più verosimile che le domande le faranno loro e che dietro al ruolo di supporto si nasconda la procedura “punitiva” delineata dalla direttiva n. 6., nel caso in cui le attività che stiamo svolgendo non passano l’esame e non vengono considerate “soddisfacenti”.

Chi si aspettava che a supporto della nostra prestazione lavorativa venisse il riconosciuto il buono pasto rimarrà deluso.

 

Supporto alla funzionalità dell’Agenzia

Questo è il punto centrale su cui ruotano tutte le disposizioni finora emanate sullo smart working, quello che sta a cuore all’Agenzia è far partire questi 100 controlli giornalieri random, due terzi dei quali associati a utenze dell’Agenzia con “valenza esterna”.

Anche qui non è chiaro a quali linee telefoniche ci si stia riferendo, considerato che in questa fase emergenziale siamo tenuti ad assicurare le attività indifferibili e che, fra queste, pressoché in tutti gli uffici è stato stabilito che andavano rese in presenza le attività di presidio minimo degli uffici, fra cui rispondere alle utenze pubbliche.

Quindi o in questo periodo abbiamo organizzato servizi da rendere in presenza inutilmente, visto che ai telefoni rispondeva qualcun’altro da remoto, o queste utenze hanno un carattere talmente residuale da essere coperte in un giorno di controlli e sono solo la scusa per giustificare un inaccettabile potere di controllo generalizzato e centralizzato.

 

Poi di nuovo si ripropongono le contraddizioni legate all’orario di lavoro.

Le chiamate saranno effettuate nell’arco dell’ordinario orario di lavoro ad intervalli di almeno 120 minuti...insomma qual è il nostro orario di lavoro? In regime di smart working abbiamo la più ampia flessibilità o siamo tenuti al rispetto dell’orario di lavoro come fosse un più classico telelavoro? In questo caso allora a che serve comunicare le fasce di reperibilità all’Audit?

 

Ancora un esempio di queste contraddizioni: gli Uffici operativi hanno garantito finora sdoganamenti in linea dalle 8 alla 18 ricorrendo alla flessibilità di orario, applicando la rigidità introdotta dalla direttiva n. 6 questo non sarebbe più possibile.

 

Se l’emergere di problematiche sullo smart working era in qualche misura inevitabile, per le modalità e il contesto in cui è stato applicato, ci si aspettava che con il tempo si arrivasse a chiarire gli aspetti più controversi. Invece il ridicolo quanto inutile accordo con i sindacati e le LIUA emanate sull’argomento hanno creato ancora più confusione, andando ad amplificare le contraddizioni e ad aggravare i problemi legati al diritto di disconnessione.

 

Infine, nonostante le nostre segnalazioni e le diffide (link), viene ancora una volta affermato che sono state chieste le autorizzazioni alla deviazione di chiamata sui numeri personali, mentre nella stragrande maggioranza dei casi è avvenuto in maniera automatica e senza alcun consenso, per questo siamo costretti a dare mandato ai nostri avvocati di occuparsi della vicenda.

 

Nel frattempo, chiediamo a tutti i lavoratori di testimoniare le modalità con cui sono attivate le deviazioni VoIP nei vari uffici, scrivendoci alla casella di posta agenziefiscali@usb.it, assicurandovi che le segnalazioni che ci perverranno verranno usate a fini sindacali e statistici in forma anonima e massiva.

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