Dogane Monopoli, sindacati e agenzia trovano l’accordo sullo smart-working: i costi a carico nostro, ai controlli e alle sanzioni ci pensa l’Agenzia!

Roma -

In occasione della riunione sindacale del 24 aprile dall’Agenzia ci si aspettava un chiarimento sull’attribuzione dei buoni pasto e, superata la prima fase dell’emergenza sanitaria, la fornitura di nuove dotazioni (pc, utenze telefoniche e linee dati) che andassero a sostituire quelle personali che molti di noi hanno messo a disposizione degli uffici in questa fase.

Invece niente di tutto questo è presente nel verbale di confronto che è stato firmato.

Al contrario, dopo aver riepilogato le misure prese dall’Agenzia e quanto è stata brava e disponibile con i lavoratori (si è resa disponibile, ha dato facoltà, ha permesso che, etc.) incredibilmente si invertono i termini della questione e si stabilisce come prassi normale che l’Agenzia interviene con propri mezzi solo se il dipendente autocertifica di non essere in possesso di un pc, di una linea telefonica o di una linea dati.

Quindi, se ce li hai, per l’Agenzia e i sindacati firmatari del verbale la regola, stabilita nero su bianco su un documento condiviso, è che i costi della produzione siano a carico del lavoratore!

Ma non finisce qui, i sindacati di fatto ratificano la decisione dell’Agenzia di effettuare controlli audit sui lavoratori in smart-working tramite la deviazione generalizzata delle chiamate VoIP sui dispositivi personali, edulcorandoli sotto la generica dicitura di controlli di processo, ma subito chiariti nella loro reale portata dall’ennesima LIUA emanata in data odierna.

A riguardo abbiamo quindi mandato all’Agenzia l’allegata lettera di diffida evidenziando che tale procedura è inopportuna, intimidatoria e illegittima e deve essere immediatamente sospesa.

L’Agenzia con queste disposizioni distorce la natura stessa dello smart working e, motivandolo con l’eccezionalità della situazione, lo tratta come fosse un telelavoro classico (salvo che gli strumenti devono essere forniti dai lavoratori) e non una forma di lavoro per definizione “agile”, in cui centrale è l’assegnazione del lavoro e il suo svolgimento e che presuppone, senza inutili modelli di reportistica e controlli sull’orario, che ogni dirigente è nelle condizione di sapere perfettamente quale lavoro è assegnato e a chi, quale lavoro viene portato a termine e da chi.

Prevedendo controlli centralizzati si invade in maniera sistemica il campo del rapporto fra dirigenti e dipendenti, spostando la centralità della prestazione al rispetto dell’orario, della reperibilità, della durata del collegamento, e la gestione del personale al potere di controllo e, nemmeno tanto implicitamente, di sanzione.

Ricordiamo che l’Agenzia aveva presentato ai sindacati una bozza in cui preannunciava sanzioni disciplinari nel caso in cui l’esito dei controlli fosse stato negativo (ovvero il dipendente non risponde al telefono, come se non potesse capitare anche in ufficio che fossimo momentaneamente assenti dalla stanza).

A prescindere dal fatto che quel protocollo d’intesa non è stato firmato, ma ne è stata firmata una versione dai toni ammorbiditi, il solo fatto di aver presentato un documento di quel tipo è indicativo del clima che si sta respirando nell’Agenzia in questi ultimi tempi, come appare evidente anche dalla possibilità che l’amministrazione si è attribuita di richiamare in servizio il lavoratore le cui prestazioni non sono giudicate soddisfacenti, esponendolo a maggiori rischi di contagio quasi fosse una cinica punizione.

L’Agenzia si dovrebbe preoccupare piuttosto dei dubbi profili di legittimità giuridica con cui è stata effettuata la deviazione generalizzata dei numeri dell’ufficio sulle linee personali, senza una preventiva autorizzazione dei dipendenti (contrariamente a quanto scritto nella LIUA di oggi), senza prevederne l’automatica interruzione al termine dell’orario di lavoro, nei giorni di ferie e nei periodi di permesso (a proposito di autorizzazioni in/out), e senza preoccuparsi del rispetto della privacy, in quanto in alcuni uffici sono circolati elenchi di numeri personali e dall’apparecchio VoIP compare il numero personale verso cui la chiamata è deviata.

Dovrebbe preoccuparsi soprattutto di mettere a disposizione nel più breve tempo possibile computer, telefoni, linee dati e mascherine a sufficienza, perché abbiamo davanti un periodo, che si preannuncia purtroppo ancora lungo, in cui dovranno continuare ad essere garantite le disposizioni di contenimento del contagio, fra cui il distanziamento sociale anche nei luoghi di lavoro.

Un clima di controlli e sanzioni potrebbe far venire meno quella disponibilità dei dipendenti a lavorare con mezzi propri grazie alla quale finora è stata garantita operatività e sicurezza, al di là delle affermazioni autoreferenziali dell’Agenzia.

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