Dopo l'attacco alle pensioni tocca ora agli Enti Previdenziali.

Roma -

 

Spulciando negli articoli della Finanziaria approvati finora, scopriamo che, nelle pieghe delle centinaia di commi che la caratterizzano, nella parte che riguarda la questione fiscale, precisamente ai commi 28, 29 e 30 dell’art. 4, è contenuto un gravissimo attacco alla potestà, all’autonomia sancita per legge, alle funzioni di INPS e INPDAP e successivamente degli altri Enti Previdenziali. 

Nel comma 28, in particolare, si dispone che a far data gennaio 2009, i sostituti d’imposta e gli altri soggetti abilitati dovranno trasmettere in via telematica esclusivamente all’Agenzia delle Entrate “i dati retributivi e le informazioni necessarie per il calcolo delle ritenute fiscali e dei relativi conguagli, per il calcolo dei contributi, per l’implementazione delle posizioni assicurative individuali e per l’erogazione delle prestazioni… “ . 

Un provvedimento folle, dalle gravissime conseguenze, intorno al quale abbiamo registrato solo un grande silenzio da parte di TUTTI, a partire dai partiti di ogni colore e schieramento.

Cosa hanno fatto o faranno i Presidenti, i CdA e i Direttori degli Enti?

Cosa hanno fatto o faranno i Presidenti dei Consigli di Indirizzo e Vigilanza, in rappresentanza delle parti sociali, per vigilare veramente? 

Cosa hanno fatto o faranno CGIL, CISL e UIL che certamente non potevano non sapere visto i particolari stretti rapporti con questo Governo? 

Un primo effetto di questa norma sarà quello di non consentire agli Enti di conoscere in tempo reale i flussi di entrata e i loro effetti al fine di erogare correttamente e correntemente le prestazioni. 

D’ora in poi sarà la SOGEI (quella che, pur costando moltissimo alle tasche dei contribuenti, non sembra brillare in efficienza. Basti ricordare le cartelle pazze di qualche tempo fa!) a gestire una mole enorme di dati con la verosimile, se non certa, conseguenza di determinare ritardi ed errori nell’erogazione delle prestazioni.

Una previsione non azzardata visto che già in passato si è sperimentata una strada analoga sui 770 SA ed è stata abbandonata per i suoi esiti fallimentari . 

Quali effetti si produrranno sui Centri Elettronici degli Enti e sui lavoratori addetti? 

Non è una clamorosa contraddizione rispetto ai ventilati  progetti di unificazione degli Enti?

Quali interessi, e di chi, si nascondono dietro questa operazione? 

Col senno di poi si capisce forse meglio il senso dell’articolo apparso su il Sole 24ore ( guarda caso il giornale di Confindustria) del 13 u.s. che, più che una notizia sui presunti indebiti erogati dall’INPS, somiglia molto ad una bella, sospetta marchetta a sostegno di questa operazione. 

Ma, a questo proposito, non è il caso che il Nucleo di controllo interno se ne occupi e verifichi davvero come stanno le cose?

La CUB, forte del rifiuto espresso da milioni di lavoratori di portare il proprio TFR alla previdenza privata, chiamerà i lavoratori degli Enti previdenziali e tutti quegli altri lavoratori alla mobilitazione e alla lotta e userà ogni strumento idoneo ad impedire che si realizzi questo ulteriore attacco alla previdenza pubblica.   

CUB Confederazione Unitaria di Base

 

 

24 novembre 2007 - Il Manifesto

L'Inps svuotato dalla Finanziaria
Tre commi dell'art. 4 impongono che il flusso dei dati mensili telematici sulle posizioni contributive dei lavoratori passino all'Agenzia delle entrate (in realtà alla Sogei)
di Francesco Piccioni

La «finanziaria» è la principale legge dello Stato. Ogni anno determina spostamenti di risorse, redistribuisce ricchezza e poteri tra ceti sociali, enti, imprese, istituzioni. Ridisegna spesso lo stesso Stato. Ma senza clamori, senza comunicazioni ufficiali e roboanti. Lo fa attraverso sub-articoli, commi e virgolettati che fanno riferimento ad altri articoli, commi e virgolettati. Che soltanto i (pochi) addetti ai lavori sanno leggere, decrittare e interpretare.
Anche quest'anno, naturalmente, avviene la stessa cosa. E c'è voluto un «compagno esperto» della Cub-RdB per segnalare al nostro giornale una micro-norma che rischia di gettare nuovamente nel caos la gestione pensionistica. Tutto sta in tre «commi» dell'articolo 4 del testo licenziato - per il momento - dal Senato.
Il comma 25 prevede che «i dati retributivi e le informazioni necessarie per il calcolo delle ritenute fiscali e dei relativi conguagli, per il calcolo dei contributi, per l'implementazione delle posizioni assicurative individuali e per l'erogazione delle prestazioni, mediante una dichiarazione mensile da presentare entro l'ultimo giorno del mese successivo a quello di riferimento» vengano indirizzati all'Agenzia delle entrate (anziché, com'è adesso, all'Inps). Il successivo prevede invece un «decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, sono definite le modalità attuative della disposizione di cui al comma 25, nonché le modalità di condivisione dei dati tra l'Istituto nazionale della previdenza sociale (Inps), l'Inpdap e l'Agenzia delle entrate». Il 27 impone «a) la trasmissione mensile dei flussi telematici unificati; b) la previsione di un unico canale telematico per la trasmissione dei dati; c) la possibilità di ampliamento delle nuove modalità di comunicazione dei dati fiscali e contributivi anche ad enti e casse previdenziali diversi».
In pratica si riporta la situazione a quella ante-2005. I dati provenienti dalle aziende - riguardanti 23 milioni di posizioni lavorative - dovrebbero in questo modo essere convogliate presso l'Agenzia delle entrate (in realtà alla Sogei); la quale provvederà a fare «il calcolo delle ritenute fiscali e dei relativi conguagli, per il calcolo dei contributi, per l'implementazione delle posizioni assicurative individuali e per l'erogazione delle prestazioni» e solo dopo comunicherà all'Inps il «quanto» da erogare. In questo modo l'Inps - che è un istituto autonomo, dotato di flussi finanziari propri che corrispondono ai versamenti contributivi dei lavoratori - viene ridotto al ruolo di semplice «ufficiale pagatore».
In parte, era così già prima. E c'era voluta una serie infinita di proteste e ricorsi per convincere il governo d'allora a cambiare la procedura. L'Inps «informata in ritardo», infatti, non riusciva né ad emettere in tempi rapidi né l'assegno pensionistico, né il calcolo della liquidazione, né ad erogarla. Con il bel risultato che milioni di neo-pensionati dovevano stringere la cinghia anche per un anno o più prima di vedersi corrispondere il dovuto.
Il passaggio all'Inps del flusso dei dati provenienti dalle aziende - fisiologicamente ricchi di umanissimi errori - aveva prodotto una serie di contromisure «automatiche» efficaci nel selezionare gli errori già in entrata, accelerando i tempi di correzione e quindi gli esiti pratici.
I vertici dell'Inps hanno provveduto immediatamente a fare presente la situazione a tutti i ministeri, illustrando i pericoli gravissimi impliciti in questo provvedimento. Di cui sfugge peraltro la ratio. Non trovandola, ognuno può immaginarsene una. L'unica cosa chiara è infatti chi ci rimette (i futuri pensionati e l'attività autonoma dell'Inps, svuotata di competenze). Mentre chi ci guadagna resta al momento ignoto.

 

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