Entrate - Mobilità nazionale 2023 e 2025
La debolezza e la subalternità sindacale di CISL, Flp, Unsa e Intesa ê oramai sempre più evidente e i loro tentativi di coprirla con la propaganda vengono sistematicamente smentiti dai fatti.
Con un accordo del dicembre 2022 l’Amministrazione si era impegnata ad assicurare la mobilità a un numero di dipendenti pari all’8% delle future assunzioni.
Il 30 giugno 2023 l’Agenzia delle Entrate ha effettuato una prima procedura di mobilità che riguardava 200 persone, trasferite, di fatto, tra settembre e novembre 2023.
Quando nel dicembre 2024 l’Amministrazione effettua la seconda procedura di mobilità 2023 prevede sole 357 unità, mentre, in base alle effettive assunzioni effettuate, l’8% avrebbe dovuto corrispondere a circa 500 unità: insomma mancavano all’appello ulteriori 143 posti.
L’unica Organizzazione ad aver sollevato il problema al tavolo nazionale l’8 gennaio è stata USB.
Poi in aprile una nuova sorpresa: dei 357 vincitori della seconda procedura ben 172 hanno rinunciato e l’amministrazione, invece di procedere allo scorrimento risponde che si farà una nuova procedura senza fare scorrimenti.
USB scrive immediatamente all’amministrazione affinché si preveda lo scorrimento dei 174 posti e si recuperino anche i 143 posti non previsti in procedura, al fine di arrivare all'8 percento dei posti stabiliti nell'accordo del 2022. Ciò mentre altri sindacati già comunicavano che non c’era niente da fare perché l’Amministrazione aveva deciso così. Ora, dopo un ulteriore sollecito di USB effettuato il 14 maggio, in cui avvisavamo l’amministrazione di essere pronti “ad attuare tutte le iniziative necessarie a tutelare gli interessi del personale coinvolto”, l'Agenzia finalmente cambia rotta rendendosi disponibile almeno allo scorrimento per i 174 lavoratori e lavoratrici in attesa: ma questo certo non per merito di quei sindacati (gli stessi che hanno firmato il CCNL funzioni centrali) che avevano già rinunciato a chiedere lo scorrimento e ora rivendicano ciò che nemmeno avevano richiesto!
In pratica in due anni di mobilità sono passati solo 383 colleghi e colleghe pari a circa 191 passaggi all’anno a fronte di circa 7.000 nuove assunzioni; lo scorrimento dei 174 posti era semplicemente un atto dovuto e non certo una loro conquista sindacale, mentre ben 143 lavoratori sono rimasti invece fermi al palo.
Adesso nel 2025 si parla di riservare per la mobilità, dei posti anche a chi non ha problemi familiari o di salute e di accorciare i tempi di esame delle pratiche per la 104 e questo per i sindacati firmatari del contratto rappresenterebbe un risultato da rivendicare. Ma la verità ê che il problema deve essere ribaltato. Chi ha problemi familiari e di salute dovrebbe ottenere il distacco a prescindere dalla mobilità nazionale, mentre l’Agenzia nega permessi 104 a chi deve assistere parenti anziani, costringendo, chi ha queste necessità, a partecipare a nuovi concorsi pur essendo già assunto, perdendo così gli scatti economici già accumulati, ed ottenere una sede impossibile da conseguire con la mobilità ordinaria.
La mobilità nazionale non deve servire come contentino per una parte di personale alla quale non viene riconosciuta la 104, altrimenti si distorce la finalità dell'istituto della mobilità nazionale. Sono anni che, come USB, chiediamo una procedura stabile che preveda ogni anno un numero fisso di posti messi in mobilità e una procedura straordinaria prima di nuove assunzioni che sposti il 20% del personale messo a concorso. Questo sarebbe un risultato da rivendicare per davvero. Il resto è solo facile propaganda.
USB PI Agenzie Fiscali