MINISTERO INTERNO: GESTIONE FASE 2: PER USB SERVIREBBE UN ACCORDO SINDACALE
Con il nostro intervento, nel pochissimo tempo che ci hanno concesso, abbiamo innanzitutto rappresentato all’Amministrazione di voler fornire direttive omogenee, unitarie e tempestive da parte degli Uffici Centrali, dal momento che nei giorni scorsi si sono registrate improvvise iniziative da parte di alcuni Prefetti, Questori e dirigenti di PS, che rischiano di vanificare una discussione nazionale non ancora avviata per quanto concerne il contenimento da COVID - 19 sui luoghi di lavoro.
Subito dopo abbiamo ribadito che “le misure concernenti la salute e la sicurezza” sono argomento di contrattazione integrativa di livello nazionale e territoriale, in base all’art. 7, comma 6, lettera k) del CCNL del 12 febbraio 2018. Pertanto, sarebbe stato essenziale sottoscrivere un vero e proprio accordo e non un semplice protocollo, un accordo che dovrà essere poi declinato sui livelli territoriali con la partecipazione delle delegazioni sindacali e delle RSU.
Per ultimo siamo entrati sinteticamente nel merito di alcuni contenuti, ribadendo che è ancora importante rispettare le regole ed avere tanta prudenza e pertanto ai sensi dell’art. 263 del DL 19 maggio 2020, n.34 e fino la 31/12/2020, l’attività lavorativa ordinaria del personale non dirigente contrattualizzato con l’Amministrazione civile è quella svolta in modalità agile espletabile anche con i propri mezzi informatici e in assenza di desktop virtuale..
L’amministrazione, inoltre, non può lasciare campo libero ad alcuni Prefetti, Questori e dirigenti di PS e non solo, che stanno facendo rientrare il proprio personale a prestare servizio in sede su base volontaria, nella migliore delle ipotesi, e nella peggiore, costringendo persino quel personale con seri problemi di salute, appartenente a categorie “fragili”, a rendere la propria prestazione in presenza.
Con quale livello di sicurezza, se i dispositivi di protezione individuale non sono presenti ovunque e se non sono state definite ed attuate le necessarie linee guida e le opportune misure di sicurezza?
Le classiche “nozze con i fichi secchi”, per noi assolutamente inaccettabili. Gli istituti economici previsti dal contratto non vanno tirati come elastici a seconda della convenienza della controparte.
Infine, quante mascherine e paia di guanti si prevede di consegnare settimanalmente salva diversa distribuzione a seconda del rischio connesso alle specifiche attività lavorative?
Come se la sicurezza fosse una roulette russa da giocarsi con due bossoli infilati nel caricatore col rischio ad ogni colpo di sfracellarsi il cervello.
Il contenuto della bozza è molto vago, a nostro parere è troppo generica e non vincola l’amministrazione rispetto a precise iniziative d’intervento ed alla tempistica delle stesse. Poniamo la necessità di un accordo sindacale vero e proprio.
L’accordo, a nostro avviso, dovrebbe contenere:
- l’obbligo della trattativa a tutti i livelli, nazionale, regionale e territoriale;
- l’elenco analitico delle attività indifferibili;
- la descrizione delle iniziative da attuare per garantire salute e sicurezza nelle sedi;
- l’indicazione che l’articolazione dell’orario e delle rotazioni deve essere concordata con i rappresentati dei lavoratori;
- chiarimenti su tempi e modi di somministrazione dell’informazione/formazione sui comportamenti individuali da attuare per limitare il contagio;
- la definizione degli interventi di pulizia dei locali, di sanificazione ed igienizzazione delle sedi e degli apparecchi di climatizzazione;
- La modulazione degli spazi, il distanziamento fra le postazioni di lavoro e la gestione dei flussi di movimento dei colleghi e dell’utenza negli uffici non può essere demandata all’aggiornamento del DVR del singolo posto di lavoro ( le linee guida che intende dare questo protocollo devono essere univoche per tutto il territorio nazionale e redatte da tecnici competenti, poi eventualmente modulate nei singoli posti di lavoro ); inoltre sono demandati ai datori di lavoro i criteri di rotazione del personale, senza richiamare esplicitamente anche in questo punto la consultazione con la RSU per le specifiche esigenze con i lavoratori in ambito locale.
L’amministrazione avrebbe dovuto indicare un autorità interna a cui rivolgersi per fare immediatamente presente eventuali scostamenti e infrazioni al riguardo delle misure di contenimento anche e non solo a livello periferico oltre che centrale.
USB PI MINISTERO INTERNO non vuole ingessare il confronto territoriale, al quale invece vanno lasciati margini di adattabilità delle misure decise a livello nazionale.
USB PI MINISTERO INTERNO non vuole vanificare il ruolo dei rappresentati territoriali dei lavoratori, che potranno proporre misure più stringenti, come peraltro già accaduto nel rapporto Regioni e Governo nazionale nella gestione dell’emergenza sanitaria, ma si vuole evitare in tutti i modi che tutta la compagine costituta da Prefetti e Questori a livello territoriali abbiano mano libera nella delicata gestione di questa fase.
L’Amministrazione dovrebbe fornire la più ampia informativa ai cittadini sulle forme alternative con cui il servizio di informazione continua ad essere effettuato, per evitare, come accaduto nei giorni scorsi, che decine di utenti si riversino all’ingresso delle sedi delle prefetture per reclamare presso gli uffici immigrazione presentazioni di istanze riguardanti la prossima sanatoria decisa dal Governo, pensando che questi uffici, al pari degli esercizi commerciali, abbiano ripristinato l’attività informativa in presenza.
Pertanto abbiamo consegnato all’amministrazione un documento https://interno.usb.it/leggi-notizia.html?tx_news_pi1%5Baction%5D=detail&tx_news_pi1%5Bcontroller%5D=News&tx_news_pi1%5Bnews_preview%5D=117224&cHash=1503eaad993b5886099d981208a34ee9 contenente le nostre riflessioni, per contribuire alla stesura di un accordo che tuteli realmente la salute e la sicurezza dei lavoratori dell’amministrazione nella consapevolezza che vadano attuate ora tutte le misure per garantire un domani un ritorno in sede in piena sicurezza, guardando anche al futuro e ad un tempo in cui ci saremo lasciati alle spalle la pandemia ma non il dovere di continuare a tutelare i lavoratori. Il protocollo così come è stato preconfezionato dall'amministrazione, non risponde alle caratteristiche che abbiamo descritto e quindi USB PI MINISTERO INTERNO non lo firma.
Ma sicuramente USB non si tirerà indietro anche a livello locale è darà il proprio contributo.
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