Il lupo perde il pelo ma non il vizio!

Roma -

La coscienza sporca e la consapevolezza di star sempre meno dalla parte dei lavoratori, sono gli effetti detonanti del vizietto, tanto caro alla CGIL, della criminalizzazione delle lotte e di chi le pratica.

Un vizietto, questo, che sta particolarmente a cuore alla FP CGIL del Ministero dell'Economia e delle Finanze.

Infatti, un clima pesante di criminalizzazione, di sospetto, di espliciti attacchi e accuse si è abbattuto sulle RdB/CUB MEF.

Si inizia con un comunicato del 30 ottobre 2007 (Il dono della purezza) con il quale la FP CGIL MEF scrive "noi non accetteremo che, in un momento come questo di espressione di democrazia esercitata dai lavoratori per le eleggere i loro rappresentanti, le RDB tentino ripetutamente di coinvolgere la CGIL in una rissa. Non è nel nostro stile agire come serpenti a sonagli che iniettano veleno per sopravvivere".

Non passa neppure un ora che, nello stesso giorno, la FP CGIL MEF reitera il vizietto pubblicizzando una nota della Segreteria FP CGIL Nazionale, commentandola in questi termini: "cari colleghi purtroppo ad avallare la nostra tesi, che ci sia  una manovra affinché una normale competizione democratica per eleggere i rappresentanti dei lavoratori in seno alle  RSU, si trasformi in rissa. Ci è pervenuta una comunicazione dalla segreteria di FP CGIL Nazionale che per correttezza di informazione vi inviamo in allegato con la quale la nostra O.S. esprime tutto il proprio disappunto per i comportamenti in atto dalle RDB anche in altre amministrazioni dello stato".

Il comportamento censurato, da parte della CGIL, è un comunicato delle RdB/CUB del Ministero della Difesa con cui si denuncia l'atteggiamento censorio della responsabile della CGIL Difesa che ha chiesto all'amministrazione l'esclusione dai tavoli di chi non ha firmato il "Memorandum d’intesa sulle riorganizzazioni del Ministero della Difesa e sulle soluzioni delle vertenze in atto" e, cioè, guarda caso, proprio della RdB/CUB.

La CGIL Funzione Pubblica non gradisce le critiche e, a firma del segretario Alfredo Garzi, invia una lettera in cui, guardandosi bene da affrontare il nocciolo della questione del tentativo di estromissione delle RdB/CUB dai tavoli, si lascia andare a considerazioni in merito al tono, all'arroganza, alla maleducazione e, sottolineandolo più volte, alla violenza del nostro comunicato.

La lettera del segretario nazionale della FP CGIL si conclude con il monito dell'attivazione dei tavoli separati, nell'intero comparto, se non saranno presentate delle scuse ufficiali.

Al Garzi si è risposto nel modo più pacato possibile, nella speranza che la FP CGIL facesse una riflessione sul merito della vera questione: la rappresentanza sindacale e il tentativo di mantenere una egemonia che va perdendo, giorno dopo giorno, a causa delle scelte di cogestione con la controparte.

Ma ci siamo illusi.

L'episodio e la lettera di Garzi sono stati usati strumentalmente (l'esempio della FP CGIL MEF è la controprova) per attaccare la RdB/CUB Pubblico Impiego illudendosi di riconquistare quel consenso alle prossime elezioni RSU che, inesorabilmente, stanno perdendo.

L'ultimo atto risale, infine, al 6 novembre 2007 con una email inviata da un candidato al IV Dipartimento della FP CGIL MEF, famoso fiancheggiatore della produttività individuale e della valutazione dirigenziale, che scrive: "non è possibile evitare lo scontro sulla cartolarizzazione e subire le aggressioni e le falsità quotidiane di RDB senza quasi reagire. Chiunque direbbe che è una tattica suicida. Coraggio compagne e compagni, la CGIL ha avuto ragione a firmare l'accordo sul fondo e deve difendere apertamente le sue ragioni."

E' chiaro come la FP CGIL MEF, usando espliciti riferimenti a termini come "violenza", "rissa", "aggressioni", abbia lanciato, di nuovo, una campagna di "criminalizzazione" di chi pratica le lotte e di restringimento degli spazi di democrazia sui posti di lavoro, per i delegati e per le delegate delle RdB/CUB, per i lavoratori "non allineati", per i "dissidenti" e, persino, per i delegati considerati "non affidabili" esistenti nella stessa CGIL (basta pensare al processo attivato, nell'ultimo direttivo della CGIL, agli operai della FIOM, alla Rete28 Aprile e alla componente Lavoro e Società che hanno avuto il coraggio di sostenere e votare NO all'accordo del 23 luglio su welfare e pensioni).

Abbiamo scritto "di nuovo" perchè, il lupo perde il pelo ma non il vizio.

Infatti, nel lontano 1999, l'allora responsabile della CGIL Tesoro diffuse nel ministero una lettera dal titolo "Lo scoop e la privacy" con pesantissime accuse rivolte alle RdB/CUB, ledendo la reputazione e la serietà professionale dei delegati oltre a compromettere gravemente l'esercizio dell'attività sindacale.

Per tale motivo, la RdB/CUB presentò una denuncia querela alla Procura della Repubblica, chiedendo all'autorità ricevente di verificare, nei fatti descritti, elementi di reato specificatamente ravvisabili alle fattispecie criminose di cui all'art. 595 comma 3 del codice penale.

Il 30 maggio 2003, il Pubblico Ministero della Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Roma, citò l'imputato a comparire davanti al Tribunale Penale per rispondere del reato di cui sopra.

Di seguito, si decise di non proseguire nell'azione giudiziaria in cambio di una lettera di scuse da parte del responsabile della CGIL Tesoro che, a settembre 2004, così ci scrisse:

"La divergenza delle posizioni, sia pur aspra e con toni accesi, che coinvolgevano i rappresentanti sindacali, si riconduceva esclusivamente nell'ambito del confronto sindacale e mai, comunque, in comportamenti violenti nei confronti della mia persona e dell'organizzazione sindacale a cui appartengo.

Dalle mie parole e dal tono del mio scritto, ho generato incomprensioni evidenziando concetti che non era mia intenzione manifestare. Esprimo il mio rammarico e porgo le mie scuse alla Federazione Nazionale delle Rappresentanza Sindacali di Base e alle RdB/CUB Coordinamento Nazionale del Ministero dell'Economia e delle Finanze.

Non può esistere, evidentemente, alcun collegamento tra delegati, iscritti o rappresentanti delle RdB/CUB ed eventi riconducibili ai cosiddetti anni di piombo.

Intendo, altresì, manifestare, pur nella divergenza delle posizioni politico-sindacali e delle rivendicazioni contrattuali, il mio rispetto per l'attività dei rappresentanti dell'organizzazione sindacale RdB/CUB..." 

Quindi, il vizietto della FP CGIL MEF di insinuare il sospetto e di accostare la RdB/CUB a pratiche e a comportamenti illeciti, ha radici lontane.

Nonostante l'introduzione della soglia del 5% per il raggiungimento della rappresentanza sindacale, della norma fascista che esclude, da ogni tavolo di trattativa, tutti coloro che non firmano il "loro" CCNL e il ricorso ai tavoli separati, continuano ad utilizzare anche l'equiparazione pericolosissima, VIOLENZA uguale RdB/CUB, non appena il dissenso e le lotte coinvolgono i lavoratori, facendo carta straccia della libertà di critica, della difesa di un modello sindacale basato sulla partecipazione e su di una democrazia imperniata nel diritto dei lavoratori di decidere sulle piattaforme e sugli accordi.

Della partecipazione democratica ci si sciacquano la bocca mentre pensano ai Gulag.

La verità, quindi, è che ciò che sta mettendo in crisi la CGIL, nel suo complesso, è l'essersi fatta governo e dover far inghiottire ai lavoratori la continuità alla politica liberista.

E questo "vizietto" dimostra il vero ruolo che ricoprono questi gendarmi dei lavoratori: quello della totale subalternità culturale e politica alle filosofie aziendalistiche e funzionarie dei padroni, dei poteri economici forti.
Insomma, si cerca di eliminare il dissenso di chi contrasta le loro politiche sindacali.

Si flessibilizzano salari e orari, si aumentano i ritmi di lavoro e si diffondono i "licenziamenti mascherati" delle delocalizzazioni e cessioni di ramo d'azienda. Nel terziario si diffonde la precarietà, l'arbitrio assoluto della grande distribuzione ed i salari da fame. Nella pubblica amministrazione si diffondono le esternalizzazioni, gli smantellamenti che favoriscono le privatizzazioni striscianti dei servizi e introducono la precarizzazione a "spese del contribuente".

E così via, in tutti i settori di lavoro.

Nel frattempo i salari non riescono a recuperare neanche la minima parte del potere d'acquisto eroso dal carovita, specialmente con i continui rinnovi a perdere dei vari CCNL.

Ai lavoratori pubblici, si ventilano i vincoli di bilancio per non dare aumenti salariali e concertano, con il governo, il modo per elargire pochi spiccioli.

Ma proprio questo clima di concertazione e di repressione, di chi fa gli interessi dei lavoratori, fa nascere, ancora di più, la volontà e la necessità di organizzarsi nelle RdB/CUB per difendersi, in prima persona.

La Finanziaria, il tentativo di furto del TFR e l'accelerazione dello scippo del TFS, il protocollo del 23 luglio sul welfare e pensioni, l'immobilismo compiacente di fronte alla precarizzazione dilagante dei rapporti di lavoro (né Legge 30, né Pacchetto Treu, né le norme su esternalizzazioni e cessioni ramo d'azienda sono state messe in discussione), gli attacchi sempre più pesanti ai salari dei lavoratori, per non parlare del rifinanziamento delle missioni e delle servitù militari.
La logica del profitto delle aziende e delle associazioni padronali continua a dettare le regole.

Nessun "cambio di rotta" o "segnale di discontinuità" su questo.

Così è deciso.

Hanno pagato e pagheranno sempre i lavoratori e le lavoratrici i costi e, di fronte a questo strumentale tentativo di criminalizzazione, l'unica risposta è lottare e pensare con la nostra testa, senza sottostare a diktat e minacce, rendendo visibile la nostra opposizione.

La RdB/CUB è un sindacato indipendente, conflittuale e alternativo nelle scelte e nelle pratiche di CGIL, CISL, UIL, UNSA, FLP, UGL, INTESA, DIRSTAT e ci stiamo attrezzando per raccogliere la sfida per la costruzione di un sindacato di massa e di classe.  

Per questi motivi, i compagni della RdB/CUB MEF saranno ancora, nei prossimi giorni, in prima fila nelle assemblee, negli scioperi e nelle piazze a gridare il nostro rifiuto allo smantellamento del MEF, alla distribuzione iniqua delle somme derivanti dalla cartolarizzazione, alle politiche dei sacrifici indipendentemente dal colore del governo che ce le impone, allo scippo del TFS, al protocollo del 23 luglio, alla precarietà del lavoro, ai contratti bidone firmati sulle spalle dei lavoratori.

CAMBIARE SI PUO' !

CAMBIARE E' POSSIBILE !

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