Il mercante in fiera: il servizio 118 nel Lazio ridotto ad un mero mercanteggiamento tra chi alza la posta e chi gioca al ribasso...in mezzo i lavoratori e il servizio

Roma -

Nella giornata del 31 maggio u.s. è scaduta la convenzione tra l’A.R.E.S. 118 Lazio e la C.R.I. per il servizio di emergenza-urgenza sul territorio laziale. In mancanza di un accordo sul rinnovo è intervenuto il Prefetto di Roma, per scongiurare l’interruzione di pubblico servizio e cercare così di garantire i LEA almeno per tutta l’estate, in attesa di un nuovo accordo di convenzionamento. Questo quanto emerso nell’incontro che si è tenuto il giorno 31 in Regione tra Assessorato alla Sanità e USB, nella cui delegazione era presente una rappresentante dei precari ex interinali ARES.

          Allo stato dei fatti, quello che risulta essere un importantissimo servizio sanitario reso all’utenza, si è ridotto ad un mero mercanteggiamento tra chi alza la posta (C.R.I.) e chi, invece, gioca al ribasso (Regione). Una storia assurda e paradigmatica di un metodo ormai usuale.

        In mezzo a questo “suq”, ci sono i lavoratori 368 ed ex A.R.E.S., quotidianamente impegnati nei soccorsi alla cittadinanza, con contratti precari e senza diritti, da anni in attesa di essere stabilizzati e che fino all’ultimo, hanno atteso invano di conoscere il proprio destino.

          La Croce Rossa, come spesso accade, non si è preoccupata nemmeno di predisporre  uno straccio di informativa che avrebbe dato modo ai lavoratori coinvolti di essere, quantomeno, al corrente di come stava procedendo il tavolo di negoziazione.               

           La C.R.I. deve assumersi le proprie responsabilità, non solo verso i freddi numeri, ma anche verso coloro che fino ad oggi hanno garantito la continuità di servizi e convenzioni.

          I lavoratori non possono e non devono diventare merce di scambio per biechi interessi economici ed essere abbandonati a se stessi per seguire oniriche leggi di mercato.

          La salute ed il benessere dei cittadini non hanno prezzo, come non hanno prezzo i sacrifici che migliaia di lavoratori si stanno sobbarcando da anni con una “vita precaria” piena di incognite e di incertezze.

         È ora che chi detiene posizioni di rilievo in C.R.I., si faccia seriamente carico di una politica a salvaguardia non solo dei conti pubblici, ma anche dei livelli occupazionali che ricomprendano una seria politica di rilancio dei servizi e dell’ attività di Croce Rossa.

         I lavoratori e chi li rappresenta vogliono essere partecipi di questa politica; vogliono fattivamente contribuire ad un sano rilancio di questo Ente che deve passare indissolubilmente attraverso una ripresa del processo di stabilizzazione di tutto il mondo del precariato C.R.I.

    

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