Il pianeta solitario: bollettino USB Inps per sopravvivere alle pagelle, numero 3. Veri nemici e falsi amici

Roma -

Il primo e indispensabile passo per comprendere la realtà e valutare i contesti è imparare a distinguere i fatti dalle teorie, dalle opinioni e dalle dichiarazioni.

Il ministro Zangrillo, in una sua recente direttiva, sostiene che “valutare il merito significa in fin dei conti occuparsi del benessere delle persone”. Parole vuote che non trovano alcun riscontro nella realtà, fatta di salari bassi – con perdita di potere d’acquisto in caduta verticale - e di sistemi di valutazione “a perdere” in cui nessuno vince niente e si tagliano parti di salario ai lavoratori a più basso reddito, dato che solitamente la valutazione riproduce la gerarchia.

L’Inps dichiara che il sistema di valutazione adottato ha l’obiettivo di favorire il miglioramento personale e la crescita professionale. Parole vuote senza alcun riscontro nella realtà, fatta di arbitrio totale della dirigenza nell’assegnazione delle valutazioni e di ritardi così grandi, rispetto al periodo oggetto di valutazione, da inficiare ogni finalità di sviluppo professionale, lasciando campo libero all’intimidazione e alla repressione.

Se l’analisi dei fatti – con il doveroso beneficio d’inventario da riservare ai nuovi vertici Inps – certifica la presenza di comportamenti ostili alla classe lavoratrice, non meno importante è imparare a guardarsi dai falsi amici.

Organizzazioni sindacali che nascondono la loro incapacità di azione dietro il richiamo pignolo alla norma di legge – che non sanno o non vogliono combattere – che impone la valutazione, non sono amiche dei lavoratori. Non lo sono nemmeno quelle organizzazioni che si fanno vanto della loro capacità di intermediari per ottenere miglioramenti nelle valutazioni.

Ancora meno amiche dei lavoratori sono le organizzazioni che intorbidano le acque reclamando a gran voce “valutazioni giuste” per tutti (dimenticando l’intrinseca discrezionalità della valutazione) e che arrivano a invocare l’eliminazione della componente di gruppo dai punteggi di valutazione, unico – per quanto contraddittorio - argine allo strapotere dei dirigenti. Non ci sono sistemi di valutazione buoni, ci sono solo venditori di fumo sulla cui buona fede non giureremmo.

I lavoratori devono imparare ad essere amici di loro stessi e a ricercare l’unità, non dei sindacati ma dei lavoratori stessi verso obiettivi concreti. Non confondendo mai i mezzi – quali le richieste di colloquio e di conciliazione – con il fine che è quello di arrivare al superamento definitivo della valutazione individuale, insieme alla visione antiquata e classista della pubblica amministrazione che la sottende.

Roma, 13 giugno 2024                            

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