Il vaccino che non c’è, la nuova arma di Ichino & Co. contro i dipendenti pubblici

Roma -

Stiamo assistendo a una discussione assolutamente priva di senso sull’ipotesi di obbligo vaccinale per i dipendenti pubblici. È una discussione priva di senso semplicemente perché affronta quello che, a oggi, è un problema inesistente.

Non essendo infatti ancora partita la campagna vaccinale, non esistono dati sui quali ragionare a proposito della necessità di imporre o meno la vaccinazione.

Al di là delle caratteristiche dei vaccini (immunità sterilizzante o meno) che ancora non conosciamo nel dettaglio, seppure l’Aifa si sia pronunciata in tal senso, il vaccino è un fondamentale strumento di prevenzione e sanità pubblica, e vaccinarsi è un atto di responsabilità, prima che verso se stessi, verso la collettività e i soggetti più fragili che non possono farlo. Il numero dei decessi e le limitazioni della libertà individuale e collettiva che stiamo soffrendo in questi giorni sono sufficientemente esplicativi del concetto.

Dopo tale necessaria premessa, va detto che in molti contesti si sono ottenuti ottimi risultati di adesione volontaria ai vaccini grazie a campagne di sensibilizzazione di cui da noi non c’è ancora traccia. Così come non è dato sapere quale sarà il piano di vaccinazione italiano, mentre in altri Paesi è già noto un calendario vaccinale nel quale i cittadini possono riconoscersi.

Ritardi davvero poco comprensibili e, questi sì, che rappresentano un elemento di preoccupazione rispetto alla realizzazione di una campagna di vaccinazione efficace e condotta in tempi adeguati. Di questo si dovrebbe discutere e non di una ipotesi assolutamente priva di fondamento e dal carattere larvatamente strumentale assunto in virtù di alcuni volti noti che la stanno animando. Per esempio il professor Ichino, le cui affermazioni hanno la caratteristica comune di essere prive di base scientifica. Facendo nostro il suo stesso metro di generalizzazione, ci sarebbe da aprire una seria discussione sulla qualità dei nostri docenti universitari.

Detto ciò, vogliamo invece ribaltare il piano della discussione e porre un quesito diverso all’attenzione del dibattito politico. Se i dipendenti pubblici sono finalmente riconosciuti come fondamentali, tanto da dover valutare la possibilità di sottoporli a vaccinazione obbligatoria, tale centralità dovrebbe essere per conseguenza riconosciuta contrattualmente, dal punto di vista salariale, delle condizioni di lavoro e in tema di diritti.

Parliamo di questo. Parliamo della funzione e del ruolo dei lavoratori pubblici nel nostro modello sociale. Parliamo del peso del settore pubblico e della centralità dello Stato emersi in modo così drammatico con la pandemia

Altrimenti, cari professor Ichino & Co, è meglio tacere.

 

Unione Sindacale di Base – Pubblico Impiego

 

29-12-2020

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