La mala gestione dell’informatica nel Ministero della Giustizia

Roma -

È successo ancora: si spostano i lavoratori informatici da un posto all’altro, senza motivo, e la rete di piazzale Clodio si blocca. Merito del pressapochismo e dell’improvvisazione dei vertici ministeriali nel gestire l’informatica del mondo giustizia.

Con un provvedimento immotivato, ad effetto immediato, la DGSIA (Direzione generale sistemi informativi automatizzati) ha deciso di distogliere dagli uffici giudiziari di Roma gli assistenti informatici. Il dipendente che da oltre 10 anni gestiva la rete del più grande ufficio giudiziario d’Italia è stato assegnato alla Corte di Cassazione: udite, udite non per un lavoro specialistico in quella sede ma, sembrerebbe, per scansionare atti del nuovo PCT della Cassazione, attività, questa, che non rientra nelle mansioni di tale profilo.

Parlare di giustizia digitale, di innovazione, di assunzione di nativi digitali e non riuscire ad assicurare un servizio affidabile ci sembra uno dei tanti controsensi di questa amministrazione. Il re è nudo, ma a non accorgersene sono proprio coloro che ricoprono ruoli decisionali in un settore dove servirebbero competenze tecniche e preparazione manageriale. Il problema è che a farne le spese sono sempre coloro che prestano la propria opera nel settore e i cittadini.

Pagano i tecnici informatici che vengono demansionati e sommersi da scartoffie piuttosto che essere utilizzati per tutte le attività tecniche consone al loro profilo.

Pagano duramente i lavoratori degli uffici giudiziari che si ritrovano a dover combattere con nuovi sistemi informatici inefficienti e poco funzionali.

Pagano a caro prezzo gli utenti che non avranno i servizi informatici promessi a fronte di uno sperpero di denaro pubblico imbarazzante: più di un miliardo di euro negli ultimi 10 anni.

Pagano i lavoratori sfruttati dalle ditte private lautamente remunerate. La misura è colma!

La USB da mesi tenta di dialogare con l’amministrazione per risolvere i problemi legati alla cattiva gestione del personale informatico e delle loro specifiche competenze, al fine di utilizzare al meglio professionalità elevate e di lunga esperienza.

Purtroppo l’amministrazione si è rivelata cieca e sorda al dialogo, tanto da costringere la USB a dichiarare a novembre lo sciopero della categoria, cui ha aderito il 70% del personale. Anche questo non è bastato ai vertici ministeriali e dopo un timido approccio e vaghe promesse, al momento rimaste tali, si sono chiusi di nuovo a riccio.

La USB, in seguito a ciò, ha indetto lo sciopero dagli straordinari e accessori, anche in questo caso seguito da una massiccia adesione. E piuttosto che sedersi intorno ad un tavolo e dialogare, l’amministrazione, per il tramite di alcuni dirigenti, cerca di fare pressioni sul personale.

Non vorremmo che il provvedimento di cui si discute sia frutto di un eventuale atteggiamento antisindacale, il che sarebbe gravissimo e costringerebbe la USB ad adottare tutte le azioni necessarie alla salvaguardia dei diritti dei lavoratori e delle proprie prerogative sindacali.

Forse è arrivato il momento che la gestione della Giustizia, della DIGITALIZZAZIONE, dei lavoratori tutti sia affidata a persone con competenze specifiche restituendo i magistrati ai loro compiti precipui.

La USB, di fronte alla miopia e all’incapacità gestionale dei vertici ministeriali, non si fermerà e non si piegherà, fino a che le legittime rivendicazioni dei lavoratori informatici non troveranno giuste ed esaustive risposte.

Non è più tempo di indugiare, rafforza la USB per essere più forte tu.

Roma, 03 febbraio 2021

Coordinamento USB P.I. - Giustizia

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