QUANDO LA SANITA' PERDE DI VISTA LA SALUTE
una lettura dei fatti della sanità umbra
I fatti della SANITÀ umbra sono "solo" un altro passo del cammino che sta allontanando la sanità dalla salute per avvicinarla al potere e al profitto.
Se inquadrato in quest'ottica, si fa immediatamente chiaro il quadro generale che consente una corretta lettura dei fatti.
Che si tratti di concorsi truccati per creare un serbatoio di voti clientelari o che si tratti di (diffusissima) corruzione utile a smantellare il servizio sanitario pubblico per metterlo nella mani di imprenditori spesso amici, non cambia la logica -trasversale ai partiti e alle regioni- di chi governa la sanità: non la ricerca del miglior livello di salute e benessere per i cittadini ma la ricerca del modo per trarne maggior beneficio in termini di potere personale e di partito. Un condizione agevolata dal fatto che, in termini economici, la sanità costituisce da sola l’80% del bilancio delle regioni che nel frattempo sono diventate dei centri di potere, capaci di produrre un buco di sei miliardi nel bilancio dello stato attribuibile alla corruzione in sanità. Se assumiamo questo punto di vista, è evidente che non esistono “regioni virtuose”
E' così che si spiega la reticenza dei partiti a dire parole chiare rispetto alla vicenda umbra, nelle quali le responsabilità del PD emergono tanto chiaramente da aver costretto alle dimissioni la presidente della regione Catiuscia Marini. I balbettii di circostanza vanno letti nell'ottica degli scheletri negli armadi che abbondano. Anche il solito assordante silenzio delle maggiori organizzazioni sindacali va letto in questa ottica, ovvero nella scelta di costituirsi parte di questo nuovo sistema di governo della sanità, prediligendo i tavoli concertativi nei quali si è realizzato il nuovo corso "privatistico" della sanità, piuttosto che avversarlo e combatterlo nel nome degli interessi dei lavoratori che rappresentano che da questo nuovo modello hanno ricavato soprattutto precarizzazione e conseguente perdita salariale. Inoltre, la partita delle assunzioni che sta per aprirsi sancisce il ruolo di di CGIL, CISL e UIL che si candidano a diventare l’Ufficio del Personale al servizio delle Amministrazioni.
Ridicolo è anche l'intervento di Salvini che come al solito sbraita agli ignoranti, sperando che nessuno gli rinfacci la situazione nella quale si trova la sanità nella "sua" Lombardia, dove la Lega ha appoggiato senza esitazioni il processo formigoniano di smantellamento della sanità pubblica e la sua consegna nelle mani di imprenditori provati attraverso acclarati processi di corruzione che hanno portato ad arresti eccellenti, primo tra tutti quello di Formigoni. Un processo che l'attuale Presidente Fontana sta portando avanti con la riforma degli Enti Gestori che regalerà a banche ed assicurazioni la cura della salute dei malati cronici.
Adesso ci attendiamo che il Ministero vada oltre il doveroso intervento istituzionale: consapevoli che la vergognosa sequela di fatti che stanno segnando la distruzione della sanità pubblica deve produrre una decisa inversione di rotta. Ci aspettiamo, a questo punto, una riforma che punti ad un processo che rimetta il Pubblico nella gestione della sanità, che reinternalizzazi i servizi e i lavoratori, che abbia al centro del proprio agire il diritto alla salute dei cittadini e non il profitto che facilmente se ne può ricavare.