Sanità: un contratto irricevibile. Non firmatelo

Roma -

La due giorni di trattative all’ARAN per il rinnovo del CCNL della sanità pubblica, come prevedibile, non aggiunge nulla di nuovo sul piano economico, che resta assolutamente insufficiente e inadeguato a far fronte alle costanti e continue dimissioni del personale sanitario, non più disponibile a condizioni e carichi di lavoro proibitivi con salari tra i più bassi d’Europa.

Le risorse stanziate rimangono ferme al 5,78%, a fronte di un’inflazione stimata nel triennio di riferimento al 16%, determinando una perdita di oltre il 10% del potere di acquisto degli stipendi: il che si traduce in una forbice che va dai 115 euro medi lordi mensili per il personale di supporto ai 135 euro medi lordi mensili per i professionisti della salute. Niente arretrati per gli anni 2022 e 2023 mentre per il 2024 gli stessi vanno decurtati dell’ivc maggiorata già anticipata dal governo con atto unilaterale e pre-elettorale.

Le cifre fantasiose fatte trapelare dall’ARAN ed apparse sui giornali, comprendono risorse che non andranno a tutti perché legate al salario accessorio, ad indennità specifiche e comprendono la detassazione degli straordinari.

Nessun incremento delle indennità di turno, disagio, presenza e pronta disponibilità, ferme al palo da anni; nessuna introduzione dell’indennità di esclusività; niente buono pasto e diritto alla mensa.

In buona sostanza questo contratto è un insulto per le centinaia di migliaia di Operatori Sanitari che ogni giorno cercano di garantire, tra continui tagli alle risorse e al personale e carichi di lavoro spropositati, un pezzo fondamentale di welfare ai cittadini.

A queste condizioni la fuga dalle Università e dagli Ospedali del personale sanitario, a partire dagli Infermieri, aggravata dalla crescita esponenziale delle aggressioni, sarà una costante inarrestabile che finirà per svuotare totalmente la sanità pubblica.

Chi firma questo contratto si rende complice dello smantellamento progressivo ed inarrestabile del sistema sanitario pubblico assumendosi quindi un’enorme responsabilità sia nei confronti del personale sanitario, del quale si calpesta anche la dignità, che dei cittadini sempre più costretti a rivolgersi al privato o a rinunciare del tutto alle cure.

Noi, dal canto nostro, continueremo la mobilitazione per chiedere un contratto giusto e dignitoso.

È quello che abbiamo fatto con gli scioperi del 31 ottobre e del 13 dicembre, è quello che stiamo facendo oggi in presidio sotto l’ARAN, mentre la trattativa sta arrivando a conclusione, rivendicando il diritto a dire la nostra su un pessimo contratto come abbiamo fatto nelle Funzioni Centrali.

È quello che faremo chiamando i lavoratori e le lavoratrici del comparto ad esprimersi sulla pre-intesa di un contratto così penalizzante. Senza escludere lo sciopero dell’intero comparto sanità.

 

USB Sanità 

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