SARANNO FAMOSI

Cagliari -

Riceviamo e volentieri pubblichiamo…

 

Franco Marini e Fausto Bertinotti sono due ex sindacalisti. Segretario generale della Cisl dal 1985 al 1991 il primo; segretario nazionale della Cgil dal ‘85 al ‘94 il secondo. Dopo la fine della Prima Repubblica e con la “scomparsa” di molta della vecchia classe politica, il mondo sindacale ha trasferito nei partiti e in Parlamento molti suoi quadri e vertici che sono diventati nuova classe dirigente. Non sono i primi esponenti sindacali ad aver fatto il salto in politica. Antonio Pizzinato (numero uno della Cgil), Giorgio Benvenuto (leader della Uil), Sergio D'Antoni (successore proprio di Marini alla Cisl) sono altri illustri rappresentanti dei lavoratori che hanno varcato più recentemente le aule parlamentari, non ultimo il cgielino ex presidente del fondo “pensionistico” Cometa e attuale Ministro del Lavoro. Senza dimenticare, Luciano Lama, Ottaviano Del Turco, Sergio Garavini, tanto per fare solo alcuni nomi. Mai però, un sindacalista, o meglio due sindacalisti, erano approdati a piani così alti della politica come le presidenze di Senato e Camera. Insomma, il sindacato in auge. Dovrebbe essere motivo d’orgoglio?  Posso dire, non senza imbarazzo, di aver cullato la speranza. 

Gli uomini di potere, i politici, quelli italiani in particolare, sembrerebbero voler screditare un proverbio africano che dice: “Tutto ha una fine, tranne la banana che ne ha due”.

Incuriosisce osservare le diverse realtà… un cinese è stato condannato a quattro anni di carcere perché voleva fondare un partito. Per lo stesso reato in Italia finirebbero in galera Occhetto, Berlusconi, Di Pietro, Boselli, De Michelis, Fini, Casini, Buttiglione, Mastella, Rutelli, Diliberto & Cossutta. Bertinotti, invece, di anni di galera se ne farebbe otto, lui il partito l'ha addirittura rifondato.

 

Non per alimentare impazienza nei confronti del sindacato o, se possibile, fare cosa ancor più fuor di luogo, voler confutare le tesi di un sindacalista ma, ricordo, perché  ho segnato questa frase, che Sergio Cofferati (in viaggio, da numero uno della Cgil a sindaco di Bologna) enunciò questo concetto:

“La ricerca di un'unità interna più ampia e salda può essere concretamente perseguita se si finalizza la dialettica alla definizione di un progetto di futuro, piuttosto che al confronto passivo tra enunciazioni statiche e precostituite o su formule che pretendono di definire le soggettività politiche prescindendo dai contenuti valoriali e programmatici”.  Non si può che essere d'accordo con le parole di Cofferati, qualsiasi cosa vogliano dire…

Molto più efficacemente il Presidente della Camera dei deputati, nel suo primo discorso dedicò la sua elezione alle operaie e agli operai.

Disponeva della facoltà di includerci anche i lavoratori precari e i disoccupati.

Mi vengono in mente le Nuvole, quelle di Fabrizio De Andrè.

 

 

Vanno

vengono

ogni tanto si fermano

e quando si fermano

sono nere come il corvo

sembra che ti guardano con malocchio

 

Certe volte sono bianche

e corrono

e prendono la forma dell’airone

o della pecora

o di qualche altra bestia

ma questo lo vedono meglio i bambini

che giocano a corrergli dietro per tanti metri

 

Certe volte ti avvisano con rumore

prima di arrivare

e la terra si trema

e gli animali si stanno zitti

certe volte ti avvisano con rumore

 

Vanno

vengono

ritornano

e magari si fermano tanti giorni

che non vedi più il sole e le stelle

e ti sembra di non conoscere più

il posto dove stai

 

Vanno

vengono

per una vera

mille sono finte

e si mettono li tra noi e il cielo

per lasciarci soltanto una voglia di pioggia.

  

 

Mentre i politici e il sindacato confederale rilanciano la cosiddetta concertazione, i ¾ degli italiani, con il proprio salario, non arrivano a coprire le spese di tutti i giorni. 

Possiamo permetterci un divario ancora più ampio tra il Paese reale e le istituzioni?

E’ bene, davanti a questa realtà, che governi, partiti, sindacati, banchieri, Confindustria e istituzioni varie, comincino a sentirsi osservati, più che a osservare. Sarebbe opportuno, se non altro, domandarsi che cosa pensano i giovani di questo Paese, che cosa si aspettano dalla politica, e se può bastargli, come prospettiva, la stipula di una convenzione di COllaborazione COordinata e COntinuativa, intesa come modo di vivere.

Siamo così presuntuosi e pensiamo di aver capito, attraverso la televisione, la nostra società e talvolta arriviamo anche a credere che nevrosi e depressione dipendano da eccesso di shopping oppure da bulimia televisiva. Non è mica vero: l’insicurezza e le tasche ripulite sono vizi molto peggiori. I disoccupati e i precari farebbero volentieri il cambio, con queste lussuose nevrosi foderate. 

E’ sotto gli occhi di tutti: quello che chiamano “il sindacato” continua ad incastrarsi tra gli ingranaggi, ormai logori e deteriorati, di un sistema basato su relazioni spesso distorte, inesistenti o peggio ancora viziate da interessi reciproci e fini a se stessi.

 

 

G.F. Onnis

 

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