UNIFICAZIONE INPS-INPDAP A CHI GIOVA?

Roma -

ULTERIORE TASSELLO PER LO SMANTELLAMENTO DELLA PREVIDENZA PUBBLICA GARANTENDO LE POLTRONE DI CGIL CISL UIL

 

Non convincono la CUB le recenti sortite giornalistiche sulla possibile unificazione INPS-INPDAP che potrebbe nascondere invece la richiesta di una delega più ampia al governo per rimettere mano alla previdenza pubblica e ai fondi pensione. " Il vero problema della previdenza pubblica per i lavoratori è stato il passaggio del retributivo al contributivo e lo scippo del TFR che si prepara da qui a breve – dichiara Pierpaolo Leonardi coordinatore nazionale CUB-, cosi come la mancata separazione tra previdenza e assistenza che accolla agli enti previdenziali ingenti esborsi che non gli competono. Le tiepide rimostranze fin qui avanzate da esponenti di CGIL CISL UIL fanno per altro pensare al loro interesse a tale ipotesi per poter tornare a gestire direttamente il "super-ente", facendo rientrare dalla finestra quanto espulso dalla porta dopo tangentopoli, ed immaginando anche di poter direttamente gestire il fondo integrativo presso l’INPS che la riforma Berlusconi ipotizza. Prosegue Leonardi " da sempre la CUB chiede lo scioglimento della pletora di enti minori legati ad interessi corporativi di lobby, evidentemente ben rappresentate e forti, tanto da impedire questo semplice passo che farebbe risparmiare moltissimo ed eviterebbe, com’è accaduto per l’INPDAI e prima con la SCAU, di addossare alla previdenza pubblica esorbitanti deficit. La funzione dei tre enti maggiori (INPS, INPDAP e INAIL) è strategica se si vuole davvero mantenere un barlume di previdenza pubblica.
Grave è tra l’altro l’atteggiamento del governo -prosegue Leonardi- che ritiene possibile attivare un tale processo senza alcuna relazione con coloro che finanziano direttamente il sistema previdenziale, cioè i lavoratori e le loro rappresentanze.
La CUB annuncia già dalle prossime settimane la mobilitazione contro ogni ulteriore tentativo di manomissione unilaterale del sistema previdenziale pubblico, che va invece -sempre secondo la CUB- rafforzato e rilanciato.


 22 agosto 2006 - Apcom

PENSIONI/ CUB: FUSIONE INPS-INPDAP SMANTELLA PREVIDENZA PUBBLICA
"Grave l'atteggiamento del Governo"

Roma - L'annunciata fusione tra Inps e Inpdap non convince la Cub (Confederazione unitaria di base) perché "potrebbe nascondere la richiesta di una delega più ampia al Governo per rimettere mano alla previdenza pubblica e ai fondi pensione". Secondo il sindacato di base "il vero problema della previdenza pubblica per i lavoratori è stato il passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo e lo scippo del Tfr che si prepara da qui a breve". "Le tiepide rimostranze fin qui avanzate da esponenti di Cgil, Cisl e Uil - fa notare Pierpaolo Leonardi, coordinatore nazionale della Cub - fanno pensare al loro interesse a questa ipotesi per poter tornare a gestire direttamente il 'superente', facendo rientrare dalla finestra quanto espulso dalla porta dopo Tangentopoli e immaginando anche di poter direttamente gestire il fondo integrativo presso l'Inps che la riforma Berlusconi ipotizza". Lonardi aggiunge: "Da sempre la Cub chiede lo scioglimento della pletora di enti minori legati a interessi corporativi di lobby, evidentemente ben rappresentate e forti. La funzione dei tre enti maggiori (Inps, Inpdap e Inail) è strategica se si vuole davvero mantenere un barlume di previdenza pubblica. Grave è tra l'altro l'atteggiamento del Governo, che ritiene possibile attivare questo processo senza alcuna relazione con coloro che finanziano direttamente il sistema previdenziale, cioè i lavoratori e le loro rappresentanze". La Cub annuncia già dalle prossime settimane la mobilitazione "contro ogni ulteriore tentativo di manomissione unilaterale del sistema previdenziale pubblico, che va invece rafforzato e rilanciato".

PENSIONI/ NICOLAIS RILANCIA FUSIONE ENTI, DA SINDACATI NUOVO NO
Dagli esperti dubbi e perplessità

Roma - La fusione tra Inps e Inpdap, proposta ieri dal Ministro del Lavoro Cesare Damiano, ha ritrovato oggi slancio da Rimini nelle parole dle ministro Nicolais: "E' un discorso che portiamo avanti. Pensare ad un solo ente previdenziale non è irreale, ma si tratta comunque di elementi che vanno analizzati anche con i sindacati", ha detto il Ministro della Funzione Pubblica e Innovazione.
Proprio i sindacati, però, hanno messo robustamente le mani avanti, e ribadito anche oggi forti perplessità sul progetto. La fusione tra Inps e Inpdap "non dà alcuna garanzia di maggiore efficienza", ha detto il segretario confederale della Cisl, Gianni Baratta. "Temi come questi - ha osservato - si definiscono con il confronto. E non mi pare che questo sia stato il metodo. Inoltre, si rischia di evidenziare per molti anni più gli elementi di differenziazione e di malfunzionamento che quelli di coesione".
Posizione analoga, ma più netta nella sua contrarietà, è stata espressa dalla Cub. La fusione, ha detto Pierpaolo Leonardi, coordinatore nazionale della Confederazione unitaria di Base, "potrebbe nascondere la richiesta di una delega più ampia al Governo per rimettere mano alla previdenza pubblica e ai fondi pensione". "Il vero problema della previdenza pubblica per i lavoratori -ha aggiunto- è stato il passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo e lo scippo del Tfr che si prepara da qui a breve". La Cub ha così annunciato già dalle prossime settimane la mobilitazione "contro ogni ulteriore tentativo di manomissione unilaterale del sistema previdenziale pubblico, che va invece rafforzato e rilanciato".
Più articolati, invece, i pareri degli addetti ai lavori. Secondo Elsa Fornero, economista all'Università di Torino ed esperta in materia previdenziale, la fusione "è un'ottima cosa in linea di principio" ma dal punto di vista pratico "presenta molti problemi". Infatti, ha spiegato, "più si ricompatta il settore della previdenza e meglio è". In tal modo si otterrebbero "una maggiore efficienza sul piano della spesa e dunque una riduzione dei costi, dall'altro un disegno previdenziale che non contempla parcellizzazioni schematiche secondo categorie professionali". "Tuttavia l'applicazione mi sembra molto problematica anche se vista la bontà di questa strada se c'è volontà politica allora mi sembra il caso di studiarla".
Anche Giuliano Cazzola è scettico sull'attuazione pratica del progetto. "nella pratica - ha sostenuto l'esperto di previdenza - un'operazione tanto complessa richieda più tempo e risorse amministrative più consistenti di quelle che possa far risparmiare". "Quasi ovunque - ha aggiunto - nel mondo la previdenza del pubblico impiego è autonoma sul piano organizzativo. Ciò deriva dal fatto che, quasi ovunque, il pubblico impiego continua ad avere trattamenti speciali e distinti. In Italia non è così: l'omogeneizzazione delle regole è uno dei più importanti esiti delle riforme".


22 agosto 2006 - Ansa

PREVIDENZA: INPS-INPDAP; SINDACATI BASE, SECCO NO A FUSIONE

ROMA - Non convincono la Confederazione Unitaria di Base le notizie sulla possibile unificazione Inps-Inpdap, considerata ''un ulteriore tassello per lo smantellamento della previdenza pubblica garantendo le poltrone di Cgil, Cisl e Uil''. La Cub si oppone all'unificazione, che ''potrebbe nascondere invece la richiesta di una delega piu' ampia al governo per rimettere mano alla previdenza pubblica e ai fondi pensione'', e annuncia gia' dalle prossime settimane una mobilitazione ''contro ogni tentativo di manomissione unilaterale del sistema previdenziale pubblico''. ''Grave e' l'atteggiamento del governo - dichiara il coordinatore nazionale Pierpaolo Leonardi - che ritiene possibile attivare un tale processo senza alcuna relazione con coloro che finanziano direttamente il sistema previdenziale, cioe' i lavoratori e le loro rappresentanze''. Secondo il coordinatore Cub il vero problema della previdenza pubblica per i lavoratori e' stato ''il passaggio dal retributivo al contributivo e lo scippo del Tfr che si prepara da qui a breve, cosi' come la mancata separazione tra previdenza e assistenza che accolla agli enti previdenziali ingenti esborsi che non gli competono''. ''La funzione dei tre enti maggiori Inps, Inpdap e Inail - conclude Leonardi - e' strategica se si vuole mantenere un barlume di previdenza pubblica. Le tiepide rimostranze fin qui avanzate da esponenti di Cgil, Cisl e Uil fanno peraltro pensare al loro interesse a tale ipotesi per tornare a gestire direttamente il super-ente, facendo rientrare dalla finestra quanto espulso dalla porta dopo tangentopoli''.

Si discute su fusione Inps-Inpdap
Nicolais sarebbe d'accordo, ma sindacati di base dicono no

RIMINI - Il ministro per l'Innovazione Nicolais vede ''con favore'' una fusione tra Inps ed Inpdap, ma arriva gia' il 'no' dei sindacati di base. Secondo il ministro: 'realizzare un unico ente previdenziale non e' qualcosa di irreale; succede gia' in altri Paesi ed e' un'opportunita' che va studiata con i sindacati'. Secondo la Confederazione Unitaria di Base, l'ipotesi e' invece 'un ulteriore tassello per lo smantellamento della previdenza pubblica garantendo le poltrone di Cgil, Cisl e Uil'.


22 agosto 2006 - Adnkronos

PREVIDENZA: CUB, PRONTI A MOBILITARCI CONTRO FUSIONE ENTI

Roma - La Cub si dice pronta a mobilitarsi contro ''un ulteriore tentativo di manomissione unilaterale del sistema previdenziale pubblico'' ribadendo che la funzione di Inps, Inpdap e Inail ''e' strategica se si vuole davvero mantenere un barlume di previdenza pubblica''. In una nota, il coordinatore nazionale Cub, Pierpaolo Leonardi sottolinea infatti che ''il vero problema della previdenza pubblica per i lavoratori e' stato il passaggio del retributivo al contributivo e lo scippo del Tfr che si prepara da qui a breve, cosi come la mancata separazione tra previdenza e assistenza che accolla agli enti previdenziali ingenti esborsi che non gli competono''. Le tiepide rimostranze fin qui avanzate da esponenti di Cgil, Cisl e Uil, aggiunge Leonardi, ''fanno per altro pensare al loro interesse a tale ipotesi per poter tornare a gestire direttamente il 'super-ente', facendo rientrare dalla finestra quanto espulso dalla porta dopo tangentopoli, ed immaginando anche di poter direttamente gestire il fondo integrativo presso l'Inps che la riforma Berlusconi ipotizza''. Da sempre, sottolinea ancora, ''la Cub chiede lo scioglimento della pletora di enti minori legati ad interessi corporativi di lobby, evidentemente ben rappresentate e forti, tanto da impedire questo semplice passo che farebbe risparmiare moltissimo ed eviterebbe, com'e' accaduto per l'Inpdai e prima con la Scau, di addossare alla previdenza pubblica esorbitanti deficit''. ''La funzione dei tre enti maggiori Inps, Inpdap e Inail- si sottolinea nella nota- e' strategica se si vuole davvero mantenere un barlume di previdenza pubblica. Grave e' l'atteggiamento del governo che ritiene possibile attivare un tale processo senza alcuna relazione con coloro che finanziano direttamente il sistema previdenziale, cioe' i lavoratori e le loro rappresentanze''. La Cub ''annuncia gia' dalle prossime settimane la mobilitazione contro ogni ulteriore tentativo di manomissione unilaterale del sistema previdenziale pubblico, che va invece rafforzato e rilanciato''.


23 agosto 2006 - Comunicato RdB CUB P.I. - Inps

Fusione Inps-Inpdap
NESSUN RISPARMIO MA SOLO SMANTELLAMENTO

Dalle dichiarazioni dei Ministri Damiano e Nicolais circa la fusione di Inps e Inpdap,apparse nei comunicati stampa e nei giornali degli ultimi giorni, emerge chiaramente che la priorità del Governo per la prossima finanziaria è quella di intervenire pesantemente sul sistema pensionistico.
Del tutto ingiustificate appaiono le motivazioni di una maggior efficienza e di riduzione di costi portate a supporto:
-- nessun accenno all’assorbimento delle decine di Enti previdenziali minori che pure fanno lievitare i costi con organismi di gestione e controllo profumatamente pagati, di nomina politica e sindacale e quindi intoccabili;
-- il nuovo SUPER ENTE dovrà necessariamente integrare i due sistemi informatici di "gestione" e "data-base" che utilizzano linguaggi non compatibili tra loro costati cifre esorbitanti, dotandosi di nuovi apparati tecnologici, i cui costi supererebbero di gran lunga i supposti risparmi;
-- la stessa struttura organizzativa dei due Enti dovrà essere necessariamente riformulata comportando, oltre ad ulteriori costi aggiuntivi, il rischio di far saltare quel poco di buono che con grande difficoltà si è appena raggiunto in termini di tempestività delle prestazioni, vedi il superamento delle pensioni provvisorie;
-- sul versante del personale la strada per ottenere i risparmi previsti è quella di sempre: riduzione degli organici presenti oggi nei due Enti attraverso processi di mobilità o, come qualcuno ha ipotizzato, attraverso prepensionamenti che comporterebbero ulteriori costi.
Le compiacenti dichiarazioni ed i repentini ripensamenti di CGIL,CISL,UIL al progetto di fusione non sorprendono affatto.
Al di là dei costi il SUPER ENTE UNICO si troverebbe infatti a gestire una massa finanziaria cosi rilevante da costituire un vero "potere forte" e non è un caso che, insieme ai supposti risparmi, si discuta del rientro delle confederazioni concertative nei posti di comando dei nuovi organi si gestione.
L’ipotesi di fusione INPS-INPDAP è un ulteriore tassello del progetto di smantellamento del servizio pubblico e delle tutele sociali, portato avanti dai governi degli ultimi 15 anni, a cui la RdB/CUB Pubblico Impiego risponderà con la mobilitazione dei lavoratori fino allo sciopero generale contro la Finanziaria.


23 agosto 2006 - MF Milano Finanza

Da Inps-Inpdap risparmi per 3 mld
Ecco quanto potrebbe valere in termini di minori costi per lo stato la fusione degli istituti
Nell'operazione dovrebbero finire anche l'Enpals e l'Ipost Intanto Nicolais, che domani incontra Damiano, dà il suo assenso al progetto. I sindacati invece sono sul piede di guerra

Se alla fine la fusione tra Inps e Inpdap prospettata dal ministro del lavoro Cesare Damiano andasse in porto, a brindare sarebbe soprattutto il suo collega di governo Tommaso Padoa-Schioppa. Alle prese con una Finanziaria monstre da 35 miliardi, il titolare del dicastero di via XX Settembre potrebbe iscrivere a bilancio una consistente somma alla voce tagli: circa 3 miliardi di euro. E si tratta di una stima pure contenuta, come ha spiegato a MF l'ex sottosegretario al welfare e attualmente membro del comitato per la valutazione della spesa previdenziale del ministero del lavoro, Alberto Brambilla. ´Quella di Damiano', ha spiegato Brambilla, ´è una buona idea, che potrebbe portare a consistenti risparmi di spesa soprattutto su due voci, logistica e informatica'. I conti dell'ex sottosegretario, che già con il governo Berlusconi si era occupato del dossier, sono semplici: ´Ognuno dei due enti ha circa 108 sedi provinciali e 20 regionali, ciascuna di queste sedi costa mediamente 20 milioni di euro l'anno, tagliandone un centinaio il risparmio sarebbe nell'ordine dei 2 miliardi'. Non solo. ´Un altro miliardo (circa 200 milioni l'anno) si potrebbe ricavare da una razionalizzazione del sistema informatico'.
Intanto il ministro per le riforme e l'innovazione Luigi Nicolais ha detto di vedere ´con molto favore' una fusione tra Inps ed Inpdap, specificando che comunque ´l'operazione dovrà essere opportunamente studiata con i sindacati'. Nicolais ha anche rivelato che il progetto di fusione tra i due enti previdenziali è un discorso che va avanti da un po' di tempo, ´e riguarda non solo gli enti previdenziali'. ´Se vogliamo risparmiare senza fare tagli dolorosi', ha detto Nicolais, ´dobbiamo pensare a fare delle riforme opportune nella p.a., così come abbiamo fatto per il Formez, cui ho chiesto di uscire da tutte quelle società che erano sue partecipate e che svolgevano attività a esso sovrapponibili'.
Nicolais e Damiano si incontreranno comunque domani, per un primo confronto sul progetto di fusione (del quale dovrebbero entrare a far parte anche Ipost ed Enpals). Il primo nodo da sciogliere, però, sarà la forte contrarietà dei sindacati all'operazione. La Confederazione unitaria di base ha considerato le notizie sulla possibile unificazione Inps-Inpdap ´un ulteriore tassello per lo smantellamento della previdenza pubblica garantendo le poltrone di Cgil, Cisl e Uil'. La Cub, dunque, ha fatto sapere di opporsi all'unificazione, che ´potrebbe nascondere invece la richiesta di una delega più ampia al governo per rimettere mano alla previdenza pubblica e ai fondi pensione', e ha annunciato già dalle prossime settimane una mobilitazione ´contro ogni tentativo di manomissione unilaterale del sistema previdenziale pubblico'.


23 agosto 2006 - Corriere Canadese

Pezzotta: «Prodi nella direzione giusta, ma non basta»
L'ex segretario Cisl a Rimini. I sindacati di base dicono no a Inps-Inpdap

RIMINI - «Le recenti decisioni del governo in tema di liberalizzazioni vanno sicuramente nella giusta direzione ma non esauriscono la partita». Così il presidente della Fondazione Ezio Tarantelli ed ex segretario generale della Cisl, Savino Pezzotta, nel corso di una tavola rotonda al meeting Cl di Rimini, mettendo in evidenza che «un mercato senza liberalizzazioni non è un mercato, ma un insieme di regole che determinano molti privilegi».
«Le privatizzazioni avranno un valore positivo se serviranno a ripuntualizzare una distinzione fra statale e pubblico e pertanto ad ampliare gli spazi per una concorrenza virtuosa fra i soggetti che oggi costituiscono l'economia», ha precisato, sottolineando che «se vogliamo un mercato più aperto dobbiamo consentire l'ingresso ad un maggior numero di concorrenti».
Ed è in quest'ottica che le banche possono essere un aiuto: «Liberalizzare vuol dire che il credito deve avere la capacità di rischiare. La funzione rilevante del credito dal punto di vista della creazione di concorrenza (e dello sviluppo), è quella di mettere a disposizione risorse economiche per soggetti imprenditoriali privati in senso stretto e del privato-sociale. Un miglioramento del credito - ha concluso - dovrebbe derivare dall'accogliere l'invito del governatore della Banca d'Italia ad avviare una nuova stagione d'aggregazione fra le banche, e dalla definizione compiuta dalla legge sul risparmio».
Per quanto riguarda la fusione Inps-Inpdap per creare un unico mega polo pensionistico, il progetto non convince la Confederazione Unitaria di Base considerata «un ulteriore tassello per lo smantellamento della previdenza pubblica garantendo le poltrone di Cgil, Cisl e Uil».
La Cub si oppone all'unificazione, che «potrebbe nascondere invece la richiesta di una delega più ampia al governo per rimettere mano alla previdenza pubblica e ai fondi pensione», e annuncia già dalle prossime settimane una mobilitazione «contro ogni tentativo di manomissione unilaterale del sistema previdenziale pubblico». «Grave è l'atteggiamento del governo - dichiara il coordinatore nazionale Pierpaolo Leonardi - che ritiene possibile attivare un tale processo senza alcuna relazione con coloro che finanziano direttamente il sistema previdenziale, cioè i lavoratori e le loro rappresentanze».


23 agosto 2006 - Il Messaggero

Rdb-Cub: «No all’accorpamento degli enti previdenziali»

ROMA - La Cub, il sindacato autonomo di sinistra, si dichiara fermamente contrario alla fusione fra Inps e Inpdap. Sarebbe, denuncia il coordinatore Pierpaolo Leonardi, «un ulteriore tassello per lo smantellamento della previdenza pubblica». Leonardi teme che dietro i progetti di accorpamento «si nasconda la richiesta di una delega più ampia al governo per rimettere mano alla previdenza pubblica e ai fondi pensione».
Il sindacalista inoltre critica «le tiepide rimostranze fin qui avanzate da esponenti di Cgil, Cisl e Uil».


25 agosto 2006 - QN Quotidiano Nazionale

IL PROGETTO DI FUSIONE
«No a un super-ente Inps e Inpdap»
Incontro Damiano-Nicolais: «L’obiettivo è razionalizzare costi e risorse»
di Matteo Spicuglia

ROMA — LA FUSIONE TRA INPS e Inpdap è necessaria, ma nessuno vuole creare un super-ente, né tantomeno fare fughe in avanti. E’ l’idea emersa durante l’incontro di ieri tra il ministro del Lavoro, Cesare Damiano, e il ministro della Funzione pubblica, Luigi Nicolais. Un faccia a faccia tecnico-politico di due ore in cui si è ragionato sulle possibili riforme degli enti previdenziali, in nome di una maggiore efficienza e razionalizzazione dei costi.
«L’obiettivo è eliminare duplicazioni e spese inutili», ha spiegato Damiano, secondo cui è importante «valorizzare le risorse professionali di ogni ente». Nessuna scelta unilaterale, però, ma un iter condiviso «con sindacati e parti sociali». «Abbiamo solo avanzato delle ipotesi — ha chiarito — e non abbiamo ancora fatto delle valutazioni», anche perché «non bisogna mettere il carro davanti ai buoi».
ALMENO PER ORA, quindi, non è in agenda «la creazione di un super-ente previdenziale»; piuttosto una fase di studio per valutare «i risparmi che potrebbero venire dall’accorpamento». E in questo senso, spiega il ministro, «c’è una commissione tecnica interministeriale (Lavoro-Funzione pubblica-Economia) che sta lavorando». Al di là di tutto, l’ipotetica fusione tra Inps e Inpdap non sarà un fatto isolato e «dovrà essere inserita in un più ampio progetto di razionalizzazione degli enti previdenziali». Ma a quanto potrebbe ammontare il risparmio per le casse dello Stato? Di numeri ancora non si parla e prevale la cautela. Ma secondo fonti del ministero del Lavoro dall’eventuale accorpamento di Inps e Inpdap e da una gestione più oculata ed efficiente del settore, sono possibili fino a tre miliardi di euro di risparmi in 8 anni. Una cifra consistente che, tuttavia, viene contestata dai sindacati che da giorni puntano il dito contro quello che considerano semplicemente uno «smantellamento». «Il governo continua a rimarcare il presunto risparmio che deriverebbe da questa operazione, — si legge in una nota della Rdb-Cub — ma non prende in considerazione il problema cruciale costituito dai circa 50 enti previdenziali minori». E’ li’ che si deve intervenire, insiste il sindacato di base, che fa notare come in questo caso «un accorpamento non presenti problemi di natura tecnica, ma squisitamente politica».
INVITO alla riflessione anche dal presidente dell’Inps, Giampaolo Sassi: «Qualsiasi operazione che va nell’interesse dei cittadini non può che trovarmi d’accordo, ma la fusione è un’operazione molto complicata sul piano tecnico». Ogni governo ha provato a razionalizzare il settore della previdenza; eppure, ricorda Sassi, i progetti sono sempre stati abbandonati.


25 agosto 2006 - Italia Oggi

Super Inps, avanti tutta malgrado la Cgil
di Luca Saitta

Smentire per confermare. Ovvero: quando un ´no' vuole dire il suo esatto contrario. Ci ha provato il ministro del lavoro, Cesare Damiano, a liquidare come un semplice pour parler l'ipotesi del Super Inps. Interrogato dai giornalisti al termine dell'incontro di ieri col collega della funzione pubblica, Luigi Nicolais, il numero uno del dicastero di via Veneto ha definito l'ipotesi del maxi ente che potrebbe nascere dalla fusione tra Inps e Inpdap come ´impropria', niente di più di una ´fuga in avanti'.
Peccato che Nicolais, invece, ai giornalisti abbia anticipato che proprio questo intervento rappresenterà una parte importante delle misure contenute nel disegno di legge delega da lui al momento in fase di preparazione.
Dunque, al di là della frettolosa marcia indietro di Damiano (che pure aveva provocato il dibattito annunciando, in un comunicato ufficiale, questo tema tra gli argomenti caldi del rendez-vous di ieri con Nicolais), l'idea di una strategia di razionalizzazione del sistema previdenziale italiano sembra rappresentare una delle priorità nell'agenda di governo. Al punto da non escludere un diretto intervento nella prossima Finanziaria.
A dare il via al progetto è stato il ministro dell'economia, Tommaso Padoa-Schioppa, dietro forte sollecitazione del presidente della commissione lavoro al senato, Tiziano Treu. E malgrado il dietrofront verbale di Damiano, sembra essere proprio l'esponente Ds il regista incaricato di portare avanti l'operazione. Un'operazione molto ambiziosa, certo, e che tra i tanti scogli da superare trova, per prima, l'opposizione dei sindacati.
La cautela del responsabile del lavoro, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, sarebbe stata provocata, infatti, dal repentino inasprimento dei rapporti tra Palazzo Chigi e la Cgil, dopo l'annuncio-choc fatto da Nicolais martedì al meeting di Comunione e liberazione, a Rimini, sui fondi da destinare al rinnovo dei contratti del pubblico impiego. Fino a quel momento, il sindacato di corso d'Italia sembrava, insieme alla Uil, decisamente più propenso all'ipotesi del Super Inps.
Interrogato in merito lunedì scorso, il segretario confederale per la funzione pubblica della Cgil, Paolo Nerozzi, aveva del resto valutato con interesse l'idea. E malgrado si dicesse stupito di avere appreso la notizia dai giornali, sembra che sulla faccenda fossero già intercorsi incontri ad hoc tra sindacati e governo. E lo stesso giorno il segretario generale Fp-Cgil, Carlo Podda, chiedeva che i risparmi derivanti dalla fusione fossero destinati al rinnovo contrattuale.
Subito dopo, però, la doccia gelata di Nicolais al congresso di Cl: al rinnovo contrattuale Palazzo Chigi destinerà 4 miliardi di euro spalmati in 3 anni di cui uno nella Finanziaria 2007. Tutt'altra musica rispetto ai 5-5,5 miliardi per il biennio 2006-2007 richiesti da Cgil, Cisl e Uil. Da qui il muro che anche Fp-Cgil, dopo Cisl e Rappresentanze di base, avrebbe innalzato sul Super Inps e che ha spinto Damiano alla cautela. Peccato, però, che Nicolais abbia recitato un altro copione.


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