Venerdì 18 i lavoratori della Giustizia scioperano per dire no allo snaturamento del loro ruolo e alle operazioni di facciata. Manifestazione a Montecitorio alle 10,30
Venerdì 18 giugno USB Pubblico Impiego – Giustizia, ha indetto lo sciopero di tutto il settore. Uno sciopero necessario per portare all’attenzione dei cittadini e del mondo politico la necessità di fare riforme vere, quelle utili al Paese.
Purtroppo, da un’attenta lettura della relazione Luiso - prodotta dalla commissione insediata dalla ministra Cartabia - del PNRR e del d.l. 80/2021, emerge che i provvedimenti che si accinge a varare il Parlamento e i decreti attuativi della ministra sono una mera operazione di facciata. Lo grideremo forte durante la manifestazione indetta per le 10,30 a Montecitorio.
La giustizia è stata interessata negli anni da continue riforme, risultate tutte inutili e dannose, le cui pesanti ricadute si sono riversate sugli anelli più deboli della catena: cittadini e lavoratori. Con particolare riguardo ai lavoratori occorre evidenziare i ritardi, le omissioni, le improvvisazioni di un’amministrazione cieca e sorda a qualsiasi istanza del personale e per esso il sindacato.
È pur vero che difficilmente le problematiche dei lavoratori vedranno una soluzione, fintanto che i vertici del Ministero saranno incarnati da magistrati: questi ultimi anteporranno i loro interessi a quelli legittimi e sacrosanti del personale.
Anni e anni di immobilismo, di negata carriera, di carichi di lavoro insopportabili, di palazzi di giustizia fatiscenti, di poca attenzione alla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro fanno sì che il bilancio che ci apprestiamo a fare sia pressoché fallimentare.
Negli anni alle ataviche carenze di personale l’amministrazione ha sopperito con palliativi dannosi per i cittadini e per i lavoratori, permettendo che persone le più disparate (detenuti, migranti, tirocinanti, donne e uomini delle banche, dei consigli notarili e dei consigli degli ordini, volontari di tutte le specie e qualità), frequentassero cancellerie e segreteria giudiziarie, molto spesso sfruttandole.
La soluzione organizzativa a cui è pervenuto il ministero sono 21.000 ingressi - da sottolineare tutti precari -, ben 16.500 dei quali saranno alle dirette dipendenze dei magistrati per costituire l’Ufficio del Processo e i cui compiti saranno attività di ricerca e di studio, oltre a compiti amministrativi.
In sostanza si dà una spallata al personale in servizio relegandolo al mero ruolo di passacarte, snaturando così la vera funzione dei lavoratori della giustizia e stringendolo in una sorte di ruolo ad esaurimento in attesa di processi lavorativi adeguati ai tempi moderni.
Stessa sorte toccherà agli informatici ed ai ruoli tecnici tutti, che dovranno sottostare ai diktat delle ditte private, vedi l’ultima trovata dell’amministrazione sulla chiusura per ben due settimane della DGSIA, dei CISIA e dei presìdi, a dimostrazione dell’incapacità gestionale di un settore che dovrebbe essere il fiore all’occhiello dell’amministrazione, vista l’accelerazione che si vorrebbe imprimere alla digitalizzazione.
Il PNRR metterà a disposizione un fiume di danaro, sull’utilizzo del quale bisognerà vigilare per evitare che gli appetiti si scatenino in maniera selvaggia.
Questi sono i temi che USB pone all’attenzione del Paese e che meritano una seria riflessione da parte di coloro che hanno la responsabilità della cosa pubblica.
USB Pubblico Impiego – Giustizia
17-6-2021