Incidente di volo elicottero Drago 56 VVF del 19 giugno 2000

Roma -

PUBBLICHIAMO QUESTA LETTERA CHE CI HA INVIATO IL COGNATO DELL'ELICOTTERISTA PETRAZZI PERITO NELL'INCIDENTE DEL 19 GIUGNO 2000 ABBIAMO PARLATO CON IL F

Alla cortese attenzione del Sig. Lucio Molinari e di quanti possano essere comunque interessati. Mi presento, il mio nome è Valerio Ruggieri e sono il cognato (ma più di cognato un grande amico) di Fabio Petrazzi, uno dei Vigili elicotteristi morti nell'incidente di Vicovaro del 19/06/2000. Cercando su internet notizie relative all'incidente ho trovato la V/s missiva "pausa di riflessione dopo incivolo ..." con tutte le documentazioni allegate ed ancora una volta, e non è certo la prima, torno a chiedermi perchè, di chi è la colpa, qualcuno ci farà sapere, qual'è l'esito dell'inchiesta, ecc.. ecc.. Purtroppo non ho nessuna risposta, l'Ing. Pilato anche davanti a me ha accusato la mancanza di segnalazioni sul cavo, ma subito dopo ha detto che non è proprio obbligatorio segnalarli (?!?), il Ministro Bianco(durante i funerali) mi ha promesso tutta la sua solidarietà, proprio come l'ing. D'Errico ed il Prefetto A.M. D'Ascenzo, ma poi nessuno ha più detto o fatto nulla. Non voglio fare la solita polemica sugli aiuti materiali, quelli arriveranno quasi sicuramente (si sono già messi in moto e forse è il metodo migliore per placare le acque) ma io parlavo molto spesso con Fabio del suo lavoro, e Fabio era una persona che amava quel lavoro più di qualunque altra cosa, che gioiva delle vite salvate e piangeva delle tragedie di cui era spesso testimone, ma che negli ultimi tempi era amareggiato e preoccupato per le condizioni operative in cui erano costretti ad operare. Non voglio dire che questo incidente è causa diretta di tali condizioni, ma voglio però sottolineare che queste persone (e mi rivolgo a tutti i servizi di emergenza) sono persone diverse dagli altri, sono altruisti, coraggiosi, instancabili e meritano almeno il rispetto di tutti noi. E rispetto non significa solo gratitudine, significa anche, in un momento triste come questo, lavorate tutti per garantire loro il massimo della sicurezza, della disponibilità di risorse, del supporto logistico e legislativo necessario all'assolvimento della loro missione, perché di missione e non di lavoro si tratta. Su un giornale si parlava di interrogazioni parlamentari, su un altro di inchieste giudiziarie, su altri di responsabilità dirette dell'ACEA subito smentite su altre testate; non si può, e ripeto NON SI PUO', fare sterile cronaca su un fatto del genere. Se esiste una legge che obbliga l'ACEA a segnalare i cavi, si dica quale legge è e si colpiscano doverosamente i responsabili (non per vendetta, non servirebbe a nulla, ma perché un simile fatto non debba più ripetersi) se non esiste si dica chiaramente che non esiste e SI APPROFITTI DI QUESTA TRAGEDIA ALMENO PER FARNE UNA, perchè il sacrificio di questi cinque eroi non sia vano. Ultimamente sono stato a fare una visita sul luogo dell'incidente: è un posto bellissimo, ci sono boschi, montagne,... e c'è una piccola radura ancora cosparsa di piccoli residui di metallo fuso e schegge di vernice rossa sovrastata dal maledetto elettrodotto. Una domanda sorge però subito spontanea: al di là dei palloni di segnalazione, al di là dei tralicci verniciati o no di bianco e rosso, è mai possibile che sette cavi dell'alta tensione siano tirati da una parte all'altra di una valle ad una altezza di 70 metri (non 30 come si era detto) e per uno spessore di altri 40 metri (tanto dista il cavi di guardia dall'ultimo cavo in basso) così da creare una specie di ragnatela invisibile alta 40 metri, pericolosissima per qualsiasi mezzo volante perchè ad una quota di volo non così bassa da essere improbabile. Ecco, sono queste le domande a cui vorrei avere risposta da quelle persone che tanta solidarietà hanno mostrato, e rivolgo a Voi questo appello per avere, se possibile, qualche informazione sul seguito di questa brutta vicenda vista la determinazione con cui vi siete rivolti al massimi organismi. Scriverò in questi termini anche a tutte le personalità politiche che potrò coinvolgere, perché questa tragedia non può passare inosservata, perché quotidianamente i colleghi di Fabio continuano a rischiare la vita e, purtroppo, da quel maledetto 19 giugno con la consapevolezza di non essere immortali. Credetemi, conosco alcune di queste persone e Vi posso assicurare che non sono più le stesse, e forse non lo saranno mai più. Vi ringrazio per l'attenzione, e rimango nella speranza di un V/s cenno.

Valerio Ruggieri Via Muzio Clementi 62/c Cerveteri (RM)

 

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